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Mariell Chirone Guglielminetti e la cultura classica

«La mia pittura deriva dalla grande tradizione artistica del passato e reinterpretata in chiave di libera citazione». Con questa riflessione Mariell Chirone Guglielminetti racconta il suo mondo, gli anni di ricerche, l'attenzione per la scultura greca, il Rinascimento e l'epoca Neoclassica, che affiorano dalle sue opere sempre controllate nella definizione dell’immagine. Un’immagine che emerge dalla sua visione e interpretazione dei volti ripresi dalla Cappella Sistina. Dalla lettura di Antonello da Messina e Michelangelo, dall'incontro con Caravaggio e Canova, in una sorta di continuo recupero della storia e di un meditato classicismo. Gli anni d'insegnamento, la frequentazione dell’Accademia Albertina e della Facoltà di Lettere, gli approfondimenti tecnici appresi negli atelier di Raffaele Pontecorvo, Ottavio Mazzonis, Sergio Albano e Giancarlo Aleardo Gasparin, rappresentano uno degli aspetti del suo impegno, della volontà di fissare un'espressione, un gesto. Uno sguardo. E dalle mostre sociali della Promotrice al Valentino alle presenze al Circolo degli Artisti, dalle rassegne degli allievi dell'Accademia Albertina a Paratissima 2019, si delinea un discorso che appartiene a questo nostro tempo quanto mai complesso. Osservando i quadri si coglie il fascino di una «bellezza ideale» ha scritto Gian Giorgio Massara, che prosegue mettendo in risalto l'«omaggio all'antico», ma anche la misura con la quale Mariell Chirone Guglielminetti ha «meditato sui volti che i maestri del passato hanno dipinto e modellato affinchè l'umanità maggiormente «sapesse» cosa significano l'ingiustizia, la forza, la bellezza interiore oppure il desiderio di riscatto». E così il profilo di «Ignudo» e del «Mosè», «Giuditta» e un particolare del «Canestro di frutta», trasmettono l'essenza del suo percorso pittorico, dove anche la natura floreale, suggerisce l'artista, «ha lo stesso valore di una figura»...». E soprattutto la figura è la vera insostituibile artefice dei suoi lavori che saranno oggetto di una prossima mostra personale.

Angelo Mistrangelo



Mostra 2018 Circolo degli Artisti di Torino

E' con estrema dedizione - e con risultati eccellenti - che l'artista lavora ormai da tempo per decodificare strutture portatnti di un linguaggio classico, articolato e ben circoscritto: Mariell Chirone Guglielminetti traduce infatti i grandi Maestri del passato in alcunché di nuovo ed incisivo; la vasta gamma delle possibilità espressive viene in tal modo sviluppata progressivamente in un iter compositivo assolutamente unico, riconoscibile. Inconfondibile per l'originale impronta tecnico-creativa, l'autrice piemontese dà prova di acume critico-culturale e mostra la sua consapevole padronanza esecutiva, che le consente di reinterpretare in chiave moderna ciò che appartiene alla Storia dell'Arte, nel nome dell'universalità. In questo caso, l'opera michelangiolesca viene rivisitata in chiave contemporanea, delineando, attraverso il primo piano del monumentale Mosè, una sorta di decontestualizzazione attuale e ricollocazione personale.

Corriere dell'Arte



Mostra Rinascenza Contemporanea - Ciclo Pleromantico

Mariell Chirone Guglielminetti è la protagonista di questa mostra che apre il Ciclo Pleromantico facente parte della Teoria Sinaptica Essenziale. Prima di addentrarci nella sua arte è opportuno fare delle premesse che mettano il lettore così come lo spettatore nella possibilità  di addentrarsi non soltanto nel senso ultimo dei suoi lavori pittorici ma nel senso assoluto del percorso teorico che l'ha inserita e selezionata per rappresentarlo mediante il suo modo di intendere l'arte.
I cicli pittorici fin qui delineati avevano lo scopo di raggiungere la visione pleromantica secondo la quale corrisponderebbe alla totalità  dei poteri di Dio attraverso i presupposti di pienezza, principio primo, Essenza. Connotazioni espresse mediante la Monade, ovvero l'espressione sublime del principio ideale e divino che caratterizza l'assoluta irrealtà  della materia intesa in quanto tale ma espressione sublime di una perfezione più profonda ed inconcepibile dal sapere umano. Secondo questi concetti la Monade fonde la dualità  del principio maschile e femminile poichè integra il presupposto di Padre/Madre possedendo il logos di materia e forma che sta alla base della creazione.
Il senso delle cose è dentro le cose. Si apre così una disputa tra la fredda materia e la forma che in essa giace. Come non citare la maniera michelangiolesca sul cosiddetto non finito in cui il senso di incompiutezza derivava da una lotta tra il materiale inerte e l'anima profonda della forma che voleva venire in superficie, in cui il tormento combatte le vie sottili di un destino inesplorato dai comuni mortali e che il genio può descriverci mediante le afflizioni d'un desiderio più grande: l'immortalità .
Da qui possiamo ricollegarci a Mariell Chirone Guglielminetti. Oltre ad essersi diplomata presso il Liceo artistico di Torino ed aver frequentato l'Accademia di Belle Arti ha studiato lettere con indirizzo artistico presso l'Università  degli Studi di Torino. Una lunga formazione che le ha dato la possibilità  di attraversare diverse fasi creative, stilistiche, compositive. Una produzione sconfinata che meriterebbe mostre monografiche tipiche di un'artista che ha lavorato instancabilmente anche se le esperienze personali della sua vita privata molte volte l'hanno assorbita. Ma lei non ha mai smesso di lavorare e la sua tenacia, il suo desiderio di esplorare le infinite lande creative e la forza delle sue emozioni le hanno sempre dato linfa vitale. Da tutto ha tratto esperienza, dinamismo, tenacia ed ha proseguito sino alla forma nuova.
Nel suo curriculum creativo si è distinta per il sapiente uso degli acquerelli che le davano la grinta e la velocità  realizzativa, la pittura floreale mediante la quale trovava un aggancio alla bellezza, alla delicatezza, alla purezza.
Poi è tornata alla figurazione ed al ritratto proiettandosi proprio su grandi maestri del passato come Michelangiolo Buonarroti, Michelangelo Merisi da Caravaggio, Antonello da Messina o trasponendo pittoricamente opere scultoree i Gian Lorenzo Bernini, Antonio Canova sino alla ritrattistica di personaggi famosi tratti dal mondo dello spettacolo.
L'impatto dei primi e dei primissimi piani delle icone artistiche di ogni tempo è stupefacente: si allontana e nello stesso tempo si immerge nel modernismo concettuale discostandosi dal senso di contemporaneità  e di effimero come sono effimere le mode, i gusti passeggeri, gli sperimentalismi intellettuali delle grandi rassegne/mercato/pubblicità .
Nel compiere queste operazioni di rivisitazione è come se riportasse in vita qualcosa di eterno e di immutabile ma lontano nel tempo da noi. Una sorta di archeologia sensoriale che la mette di fronte alle difficoltà  esecutive dei maestri del passato che lei ripercorre con fierezza e genuina onestà  di intenti sino a restituircele nella loro integrità . Ogni opera rappresenta un viaggio unico indietro nel tempo, dentro l'opera, attraverso il dettaglio. Per mezzo della materia sonda la forma e la riscopre, la modernizza, la rende comprensibile perchè si sofferma sul colpo di luce, sull'espressione ed il taglio della scena estrapolata dal contesto di riferimento.
Dunque la pittura diviene per l'artista lo strumento ideale attraverso il quale ricercare il bello in un'epoca storica che lo ha smarrito. Nella sua pittura esiste ancora un senso di dilatazione temporale cosa che nel febbrile mondo contemporaneo non è possibile. Nella sua pittura, come dicevamo, v'è la possibilità  di entrare in un dettaglio, ora che il tran tran quotidiano non consente di soffermarsi e vedere ciò che si cela dietro le apparenze.
Il senso di grandiosità , di sublime estasi e di una spiritualità  formale proiettano le antiche opere nel turbinio di una modernità  malata, confusa, priva di quei valori che hanno nutrito le generazioni precedenti.
La corsa sfrenata al denaro, la comodità  oziosa e l'incapacità  reattiva delle nuove generazioni hanno elevato muri invalicabili portando l'uomo contemporaneo alla sterilità  ed all'ignoranza.
La morte dei valori, delle tradizioni, dei sentimenti sono solamente alcune delle caratteristiche dell'uomo nuovo e la bellezza, in questo caso l'arte dovrebbe consentirci di fermarci un attimo soltanto e riflettere.
In quell'attimo comprenderemmo dove ci troviamo. L'arte della Guglielminetti esiste per quell'attimo soltanto. Bisogna fermarsi e vedere con l'anima e cercare attraverso l'armonia di quelle forme iconizzate le relazioni mistiche delle cose, la musicalità  del gesto, l'equilibrio cromatico della composizione e rieducare l'anima a percepire l'ordine delle cose, la perfezione della creazione e la profonda bellezza che giace nell'essere. Per lei l'arte rappresenta emozione pura e questo stato costituisce lo slancio essenziale per esprimere l'amore verso la vita. Arte/Vita. In questo torniamo alla Monade da cui partimmo.
Ordine, armonia, perfezione. La Natura è stata superata attraverso l'idealità  ed abbiamo tentato di migliorarla. Poi è divenuta solo un concetto. Attraverso la Guglielminetti siamo tornati ad ammirarla!

Andrea Taricco



Mariell Guglielminetti al Circolo degli Artisti di Torino

Il volto e l'anima è il titolo del quadro di Mariell Chirone Guglielminetti. Osservare le sue opere in generale è come calarsi nel fantastico viaggio terreno dell'anima alla scoperta di mondi possibili o probabili in cui tutto diviene bellezza. E la bellezza viene da lei incarnata dall'immagine femminile avvolta dall'aura dell'innocenza perché la natura è innocente. La spinoziana evocazione della divinità trova il suo riferimento stilistico nella percezione assoluta di ciò che vive qui ed ora nono solo attraverso la contingenza ma nella connessione sensitivista di tutto ciò che nel micro e nel macro coabitano simultaneamente. Questi i processi inconsci dell'artista che nella ricerca tecnica e compositiva ha sviluppato approfondendo con dovizia esperenziale lo studio dei maestri del passato riportandoli in vita mediante il suo profondo amore per l'arte. E l'arte per lei è lo strumento di quest'anima cosmica.
Corriere dell'Arte



Mariell Guglielminetti al Circolo degli Artisti di Torino





La classicità  rimane ancor oggi punto di riferimento per gli artisti che interpretano il mondo attraverso un linguaggio che miri al bello, all'armonia, allo stile. Al di là  delle facili provocazioni contemporanee, il mestiere antico, lo stile, il gusto per la forma e la linea rimangono elementi fondanti di una pittura immortale. Così è per l'arte di Mariell Chirone Guglielminetti, splendida interprete di un Rinascimento moderno che, concettualmente, rielabora il mito di Michelangelo, Raffaello, Botticelli, come il realismo caravaggesco, per recuperarne l'essenza e il significato più attuali.
Il percorso dell'artista si snoda quindi in una continua ricerca formale e ideale della perfezione e della bellezza, metafore della grandezza dell'Uomo e della sua essenza spirituale e carnale. In questo ritratto dal profilo simbiotico', l'artista evidenzia con tratti puliti e netti il rigore strutturale della forma, l'equilibrio purissimo del segno, simbolicamente incarnati dalla pietra preziosa e dall'Essere.
Mariell Chirone Guglielminetti nasce, vive e lavora a Torino: ex insegnante di educazione artistica, dopo aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Torino è oggi pittrice per passione e la sua arte si ispira a quegli artisti ed a quelle opere che hanno rappresentato la cultura della bellezza.
Guido Folco



Antonello da Messina rivive nel dipinto di Mariell Guglielminetti

Una nuova, superba realizzazione classica di Mariell Chirone Guglielminetti, esposta al Circolo degli Artisti di Torino, conferma la propensione e l'attitudine della Pittrice, devota e deferente all'arte che ha elevato ai supremi livelli la creatività  e la cultura figurativa espansa in tutto il mondo occidentale, in prolungamento della Rinascenza umanistica italiana che ha raggiunto i vertici della massima espressività  percettiva e realizzativa. Mariell Chirone Guglielminetti propone agli spettatori l'inquadratura ravvicinata di una delle più celebri "Madonnine" della storia dell'arte, probabilmente la prima dotata e circonfusa dell'alone di mistico e di peculiarità  umane di prorompente naturalismo, che è nel sacro della figura e nel fascino dell'arte rinascimentale.
Palazzo Abatellis di Palermo, sede della Galleria Nazionale di Sicilia, si gloria di custodire l'opera originale che ha ispirato Mariell Chirone Guglielminetti per il suo dipinto, il quale replica con fedelità  ammirevole le qualità  e i requisiti del piccolo gioiello di Antonello da Messina, conosciuto come l'Annunziata di Palermo.
Mariell si avvicina quanto più possibile ai lineamenti del volto incorniciato dal manto blu, in cui l'opposizione coloristica dell'azzurro e dell'incarnato sintetizza e completa l'intero spettro cromatico percepibile, giacchè nei due colori dominanti si riscontrano le tre frequenze dei colori primari, rosso giallo e blu.
Il disegno inappuntabile, preciso, antonellesco, il cromatismo osservato direttamente in natura (dopo la precettistica da speziale del Libro dell'Arte di Cennino Cennini), la sintesi dei colori dell'iride, il chiaroscuro morbido, maggiormente che nell'originale di Palermo, la luce più diffusa, sono compendio di osservazione affascinata del bello ideale, della grazia estetica che ha definito per sempre i canoni della perfezione, in quel periodo aureo che generato la definizione di "Classicismo", di bello senza tempo. Mariell Chirone Guglielminetti continua e ripropone un ideale d'arte che esula dal contemporaneo, elude gli sperimentalismi effimeri che, in quanto arte di moda, vanno subito fuori moda, mentre la pittura ispirata al fascino dell'arte senza confronti si offre allo spettatore per l'equilibrio e l'armonia che proviene direttamente dai massimi esponenti della figurazione e, come tale, selezionata dall'artista, non contaminata da interpretazioni quasi sempre soggettive, ma destinata al godimento visivo nella totalità  dei valori formali e percettivi.
Enzo Papa



Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino, "Quando l'antico è contemporaneo"

"Dedico la mostra a chi crede ancora che la bellezza esista e possa emozionare", scrive Maria Grazia Chirone Guglielminetti (Mariell) ad introduzione della sua mostra personale che si apre oggi alle ore 18 per chiudersi il prossimo 20 novembre presso il Circolo degli Artisti.
L'artista quella bellezza, l'ama e la ricerca, in ogni sua opera, l'ha fatto nell'insegnamento, continua a farlo in questa professione costruita e portata avanti con passione, con la frequenza prima, negli Anni '70, dell'Accademia Albertina di Torino, degli studi di vari Maestri torinesi - da Pontecorvo a Mazzonis ad Albano - poi, negli Anni '80.
Quasi una grande bellezza che la Chirone insegue nelle opere dei grandi maestri del passato, nella loro rivisitazione odierna lontano da ogni superficialità , da ogni tecnologia estremizzata che distoglie da uno sguardo puro capace di riabbracciare antichi valori, esempi mirabili, autori e opere che hanno con forza attraversato la vasta area del Bello (incide con esattezza Gian Giorgio Massara, a cura della mostra: "La nostra civiltà , troppo esclusivamente orientata verso la tecnologia, ha bisogno di una boccata d'aria fresca; un rinnovamento del bello potrebbe portare a ritrovare una visione umanistica"). Dal mondo greco ai ritratti di Botticelli o michelangioleschi, tra Profeti e Sibille, dai visi caravaggeschi a quelli del Bronzino, sino ad arrivare al mondo odierno della settima arte, in una suggestiva perfezione di linee, di tratti, di incarnati, suggerendo anche ai nostri giorni sentimenti e intenzioni. Un continuum che attraversa epoche, una scommessa - vinta - per asserire "che l'arte del passato è contemporanea", per creare uno sguardo limpido che guardi indietro senza inventare assurde provocazioni, esili esercizi.
(e.rb.)



Recensione mostra Internazionale Italia Arte 2015 presso il MIIT di Torino

La mostra Internazionale Italia Arte 2015 ha visto la presenza, nel corso dell'inaugurazione, di circa 400 persone, mentre nei giorni successivi è stata continua e costante la partecipazione del pubblico torinese e straniero in visita alla città  anche per i numerosi eventi contemporanei all'esposizione, come l'Ostensione della Sindone e il Convegno Mondiale delle Camere di commercio.
L'esposizione si chiude oggi, 12 giugno, e ha visto la presenza di artisti provenienti da Italia, Germania, Moldavia, Belgio, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna Svizzera, Grecia, Romania, Canada, Cina, U.S.A. ,Giappone, Argentina. In mostra sono state selezionate opere di Maestri contemporanei di fama internazionale e opere di grandi Maestri del 900 italiano, tra cui il famoso incisore e pittore Francesco Franco, Mino Argento, artista di punta negli anni Cinquanta-Sessanta della Galleria Betty Paerson di New York ,Pieri Ruggeri, massimo esponente dell'Informale italiano, Antonio Corpora, tra gli astrattisti italiani più internazionali e altri.
Le opere di Maria Grazia Guglielminetti sono visibili in questo sito nella sezione Galleria, Mostra MIIT.

MIIT



Recensione quadro "Nudo su fondo blu"

L'olio su tavola Nudo su fondo blu cela e insieme svela una religiosità  della bellezza in cui la visione spinoziana del dio naturale prende finalmente corpo: rappresenta un crocevia pittorico al fulcro della tradizione cristianizzante delle madonne rinascimentali, intrisa di quei caratteri mistici d'una classicità  romanizzante, quando le forme di Venere o di splendide ninfe decoravano i templi dedicati ai numi. Eppure siamo in presenza di una figura femminile dalle curve prosperose, che in parte nasconde gelosamente le sue grazie ad occhi indiscreti, ma un po' le lascia anche generosamente trasparire.
Una sorta di Madonna Nuda, appunto, per un'epoca come la nostra che accetta la rilettura della tradizione stessa, eclettizzata al limite della ragione. Sacro e profano: la consistenza somatica della donna è colta nella sua totalità ; sembra di tornare ai principi secenteschi della Grazia e della Beltà , dello spirito attraverso il corpo, elevati al senso profondo ed alto dell'intelletto.

Corriere dell'Arte, Giugno 2015



Recensione Mostra "Italian art exhibition" di Londra

Mariell Chirone Guglielminetti appartiene alla categoria degli artisti che, dotati di ragguardevoli risorse tecniche, non amano la sperimentazione e preferiscono impegnarsi in una sorta di confronto con i grandi maestri del passato cui tributano, con la loro rivisitazione, un omaggio. Tale impegno è anche un modo per far rivivere tempi e spiritualità  lontane senza costringerle nella immobilità  dei musei tanto odiat...i da Marinetti. La Chirone Guglielminetti e gli altri pittori dotati delle stesse caratteristiche, esprimono nei loro lavori la vivace freschezza di una nuova epoca che si cimenta con un illustre passato facendolo rivivere. E' ciò che possiamo constatare nelle due tele che affronteranno il giudizio del pubblico londinese: La Fornarina, uno dei quadri più spontanei e famosi di Raffaello, e la Venere di Cranach, un lavoro nel quale il maestro tedesco ha espresso un'elegante leggiadria, ben colta nella riproduzione.

Aldo Maria Pero



Recensione Mostra al Teatro dei Dioscuri del Quirinale di Roma

L'attività  artistica di Mariell Chirone Guglielminetti è caratterizzata da un'autentica dedizione alla grande tradizione figurativa italiana del periodo in cui la scoperta del passato da parte dell'Umanesimo si era trasformata in una stagione compiuta nella quale l'uomo, la figura umana, era diventato protagonista di una cultura che si rifaceva alla classicità  combinandola alla tradizione religiosa. Contribuì a fornire un ampio repertorio iconologico la diffusione della Bibbi...a, un testo che il Medioevo aveva accantonato per dedicare ad altri soggetti di culto, i santi e la devozione mariana, la propria attenzione.
In questo senso, Michelangelo Merisi da Caravaggio costituisce un punto di riferimento fondamentale e proprio al suo stile, al suo modo di rappresentare la realtà  umana del presente e della tradizione dottrinale, fa riferimento la ricerca condotta con perizia tecnica e con delicato humus sentimentale la Chirone. Proprio per questo motivo i quadri esposti in mostra non possono essere considerate mere copie da Caravaggio ma rievocazioni del grande maestro, anche se a nostro avviso l'emergere della sua personalità  è soprattutto evidente non tanto in Giuditta ed Oloferne ma nella luminosa Schiava turca del Parmigianino.

Aldo Maria Pero



Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino

Maria Grazia Chirone Guglielminetti, alias MARIELL, dopo l'insegnamento, pittrice per passione.
Ha frequentato l'Accademia Albertina di Torino negli anno '70 e quindi l'Università  di Lettere con indirizzo artistico. Negli anni '80 ha frequentato diversi studi di Maestri torinesi (tra cui Pontecorvo, Mazzonis, Albano).
Nelle sue opere c'è una ricerca sia della linea sia della forma; voler costruire il quadro attraverso canoni essenziali, puri, concettuali e razioniali e dimostrare che l'arte del passato è contemporanea.
La bellezza che affascina esiste ancora: tuttavia è cambiato il rapporto che abbiamo con essa, il tipo di atteggiamento per l'uso sociale che facciamo della stessa.
La nostra civiltà , troppo esclusivamente orientata verso la tecnologia, ha bisogno di una boccata d'aria fresca; un rinnovamento del bello potrebbe portare a ritrovare una visione umanistica.
La ricerca della "bellezza ideale" e lo studio del passato portano la pittrice a distaccarsi per qualche istante dalla realtà  che a volte ci affatica nel vivere quotidiano.
Spesso l'uomo contemporaneo è schiacciato dal presente e dal futuro e rifiuta di conoscere il passato.
Con la sua ricerca MARIELL trova equilibrio e serenità .

Gian Giorgio Massara



I volti e la storia

L'essenza della pittura di Maria Grazia Chirone Guglieminetti in arte Mariell si misura con una continua, sensibile, inesausta volontà  di reinterpretare i volti che appartengono alla storia di ogni tempo, di delineare con limpido verismo peonie e papaveri o un classico cesto di frutta.
In questa dimensione si coglie il senso di un dipingere scandito dal fluire di una linea che unisce Afrodite a Eleonora da Toledo, Elia a Giuditta, in una sorta di personalissimo percorso conoscitivo.
E dal particolare di un'opera di Caravaggio alla Rivisitazione Raffaello, una tavola esposta alla sociale della Promotrice del 2014, prende forma e consistenza il suo discorso che dalla rilettura dell'arte del passato è recentemente approdato a una moderna e realistica Icona femminile.

Angelo Mistrangelo



Elogio della Bellezza

Visitare l'atelier di Maria Grazia Chirone Guglielminetti, in arte MARIELL, significa compiere un tuffo nella storia dell'Arte del passato; infatti la pittrice studia, disegna, rievoca i nomi dei grandi maestri, utilizzando in particolare i volti.
E' così che di fronte al visitatore scorrono la misteriosa Dama dell'ermellino, l'inquieta immagine di Giuditta, uno dei possenti Ignudi di Michelangelo i cui capelli si sono fatti d'oro, un Profeta in meditazione; dal mondo del Manierismo che significa la maturazione del Rinascimento, ecco emergere il volto della Schiava turca dall'enigmatico sorriso oppure un dipinto di Luca Cranach esaltante la femminile bellezza in modo altero e distaccato.
Interpretare il Rinascimento significa tuttavia guardare anche al mondo classico; il termine stesso denuncia l'intento, da parte degli artisti, di rifarsi all'antico al fine di riviverlo e attualizzarlo. Ecco dunque Mariell affrontare in primo luogo attraverso opere a matita, carboncino oppure fogli dai delicati passaggi di sfumato la statuaria antica, per cui l'immagine di Afrodite risulta campita su sfondi ora aurei, ora di più accesa tonalità ; talvolta emergono colate di colore e improvvisi riferimenti al mondo informale. Belle immagini che significano amore per quel mondo classico che l'autore fa proprio nell'intento di farlo rivivere, rinnovato cromaticamente e interpretato nella forma.
Uno dei dipinti in mostra è particolarmente interessante poichè le membra femminili si sono ridotte a forme rigide e quasi geometriche mentre il volto è scomparso, sostituito solamente da un perfetto ovale; si tratta di una figura di donna, dunque priva di espressione palese, che trasmette tuttavia intime sensazioni. Due dipinti si isolano nel contesto della rassegna poichè sono adagiati su sfondi uniformemente scuri; si tratta dell'ormai notissimo ritratto La ragazza con la perla e dell'aureo volto della Paolina Bonaparte scolpito dal Canova.
L'opera desunta da Jan van Delft Vermeer autore che raggiunge una raffinatissima sensibilità  alla luce s'articola in due momenti: al ritratto dominato dallo sguardo della fanciulla e campito su fondo scuro, fa riscontro la parte inferiore dell'opera di uniforme e controllata luminosità  a far contraltare all'immagine. Anche per il volto di Paolina si registra una parte assolutamente neutra, sicchè il nostro sguardo corre verso il volto della principessa, intenzionalmente bilanciato fra il mondo neoclassico e il fascino non ancora del tutto scomparso del barocco. All'espressione della giovane da intendersi anche quale Venere vincitrice piace accostare il grandioso ritratto della Giuditta che s'impone per il cromatismo intenso, lo sguardo seducente, la certezza di compiere un gesto finalizzato alla salvezza del proprio popolo. Ma tutti i dipinti esposti, e molti ancora, nascono da uno studio serio e convinto, condotto nell'arco di molti anni di lavoro. Si è volutamente esposta, in apertura di mostra, una serie di opere per lo più in bianco e nero, da ritenersi quale indispensabile preludio ai dipinti: un volto leonardesco, un Nudo femminile dalle forme sfatte eppure vigorose nel proprio articolarsi nello spazio, altri studi dominati dallo sfumato. Il mondo di una pittrice non può giustamente rifarsi solamente ai grandi esempi del passato, per cui Maria Grazia Guglielminetti mostra di ammirare e saper dipingere grandi e gioiosi mazzi di fiori, dalle Peonie a gli Iris amanti degli specchi d'acqua, oppure di ritrarre i semplici oggetti che compongono le Nature morte; la tecnica usata è quella dell'acquerello che rende lieve la presenza di un macinino da caffè, di alcuni frutti, di oggetti d'antan sublimati nella luce.
Conosciamo Mariell da molti anni, ne abbiamo seguito con interesse il lavoro, abbiamo avuto modo di valutare la serietà  con cui affronta sia i momenti di studio e di riflessione, sia l'esecuzione delle opere; volentieri quindi abbiamo nuovamente accettato di presentare una sua mostra dopo il successo delle esposizioni presso la Promotrice delle Belle Arti convinti del suo modo di operare che non bada alla fatica, anche fisica. La sua caparbietà , infine, nell'insistere sino a che l'opera non appaghi completamente tanto nelle soluzioni cromatiche finali, quanto nell'espressività  dei volti e nel gesto.

Gian Giorgio Massara


Studio Gian Cravero

La Fascinazione della Bellezza ha dominato quest'Artista da sempre.
Docente di Educazione artistica, attualmente instancabile appassionata autrice di opere dedicate alla rivisitazione delle Icone della bellezza espressa dalla Grande Arte del passato.
La sua posizione concettuale è una riposta personale all'estetica del nostro tempo, definita da tanti, "...effimera estetica del consumo..." che condiziona purtroppo il nostro quotidiano e le nostre scelte...
Mariell dice di no, andando per la sua strada con coraggio e tenacia.
Ha esposto in Italia cogliendo consensi e importanti condivisioni.

Gian Cravero


Amalia Guglielminetti

Nata a Torino (1885), esordisce giovanissima con un volume di versi ('Voci di giovinezza', 1903). L'originalità  del suo temperamento si rivelò in 'Le vergini folli' (1907), collana di sonetti nei quali sono conchiusi, con una tecnica vigilata, precisa e personalissima, momenti di una femminilità  aggressiva, ancora trepidante dei primi assaggi della vita e del piacere. Seguirono 'Le seduzioni' (1909) e 'L'insonne' (1913): liriche in cui le inclinazioni, le esuberanze, le esperienze di una natura sensualissima sono rappresentate con sincerità  di indagine e nudità  d'espressione. La Guglielminetti scrisse anche romanzi, novelle e commedie, che non hanno però i pregi delle sue poesie. Morirà a Torino nel 1941.

Gian Giorgio Massara


Recensione 54a Esposizione Internazionle della Biennale di Venezia

L'ispirazione è tratta dai grandi soggetti del passato: il mondo greco è rappresentato dalla Afrodite di Milo, ma anche dal torso di Michelangelo. Il Rinascimento, rappresentato su molti oli su tela, riproduce tele di Botticelli con la sua Venere viva e cromatica, Cranach e le sue figure più fredde ed eteree; Michelangelo, con la tensione dinamica delle sue figure e le forme ingigantite a dismisura nelle proporzioni; Caravaggio, il cui materialismo è visibile nei particolare del Fanciullo con cesto di frutta ed nel particolare della Cena in Emmaus.
Sono da menzionare anche le tele che ritraggono le anatomie adrogine e allo stesso tempo virili di Michelangelo (gli Ignudi su tutti), i soggetti reinterpretati del Caravaggio, ma anche la grazia delle statue di Canova convertita in pittura; le teste senza viso di De Chirico, le donne stilizzate di Modigliani e quelle altrettanto particolari di Lempika con la sua Tamara. Ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive sul territorio nazionale.

Samuele Sicchio


Sibille e veneri

Le opere che Mariell - Maria Grazia Chirone Guglielminetti - ha preparato per l'esposizione alla Promotrice, sono accolte in un atelier ampio e luminoso, affacciato sulla collina torinese.
Alle pareti e nelle cartelle, tutta una serie di acquarelli deliziosi, opere che potrebbero costituire il nucleo di una futura mostra; si tratta di oggetti, frutti ambrati, grappoli d'uva, foglie sul punto d'appassire collocati in minuscole ambientazioni. E fra le opere, il sensibile ritratto che il maestro Raffaele Ponte Corvo ha dedicato a Mariell nel 1968: il volto assorto e un poco misterioso di un giovane che s'affaccia alla vita.
Ma sono i dipinti, tutti di grande formato, ad attrarre oggi la nostra attenzione, opere realizzate con attenzione ma con contemporanea spontaneità  riguardanti ad esempio il tema dei fiori: le violacee Peonie dal cuore verde accanto alle rose scarlatte. La formazione artistica di Mariell s'è compiuta ascoltando la voce dei professori Aldo Bertini e Gian Carlo Sciolla che le hanno indicato la via della classicità , i suggerimenti di Piero Martina e Campagnoli; in ultimo di Sergio Albano, artista che le figure d'un tempo tendeva a rendere in contesti attuali. Ecco quindi scorrere di fronte a noi tutta una galleria di Ritratti desunti dal mondo antico - dalla Rinascenza anche, che dall'antico si forma - sino a un bel Nudo evocante le immagini misteriosamente inquiete di Tamara di Lempika.
Si tratta di una rivisitazione dell'immagine che risulta però campita su fondi striati e azzurri, intesi con scenografica determinazione fra colate di minuscoli fogli d'oro che il tempo ha accartocciato, di superfici color sangue sulle quali si disegnano le ombre. Tre sono gli autori che Mariell predilige, ai quali "ruba" forme e sensazioni al fine di restituircele secondo una nuova realtà .
Così dal mondo classico ecco apparire le Veneri dai panneggi ormai divenuti storici, accanto alle anfore, intese nella loro femminilità  sottolineata dalla presenza degli ori che ne evidenziano i particolari anatomici. Scorrono i secoli ma idealmente fra queste Veneri e il viso della Ninfa giacente del neoclassico Canova il passo è breve, per cui la nostra pittrice riprende un particolare di questa scultura conferendo al volto una più inquieta e nuova espressività . Gli altri due autori ai quali s'accosta Mariell - non senza una naturale titubanza - sono Michelangelo Buonarroti e il Caravaggio, il pittore sommo i cui resti non trovano pace neppure a distanza di secoli dopo il miserevole abbandono sulla spiaggia di Porto Ercole.
Di Michelangelo la mostra considera in particolare la tensione dinamica delle figure - illuminate dall'aureo splendore delle capigliature - le forme ingigantite che sottolineano la solitaria lotta dell'umano sentire.
Ecco, quasi con foga, esposti gli Ignudi oppure il profeta dell'Antico Testamento Elia che sfida i sacerdoti di Baal al fine di provare "quale fosse il vero Dio". La raffigurazione delle opere - che prende avvio ad un disegno saldo, attento e classicamente inteso - è vigorosa e le luci poste sui volti e sulle carni segnano fratture contrapposte alle ombre, mentre il colore dei turbanti e delle fasce fra i capelli non racchiudono "grazia" ma hanno la funzione di raccogliere i riccioli sicchè lo sguardo, via, via si faccia più intenso.
Una pittura non facile da accettare a un primo incontro, quella esercitata attualmente da Mariell, poichè il visitatore della mostra si troverà  prepotentemente immerso in una galleria di ritratti animati da sguardi e interrogativi. Con Caravaggio ecco la superba immagine di Giuditta - l'eroina ebrea che seduce e uccide il comandante dell'esercito che assedia Betulia - intesa nella folgorante bellezza di chi è convinto di compiere una giusta azione. Ma anche Caterina d'Alessandria è una bella figura della storia: in questo personaggio la pittrice annulla gli attributi della fede per mutarlo in una meditata immagine femminile in atto di assistere allo scorrere degli eventi con ferma superiorità .
Due opere con frutti, vimini intrecciati, nature morte, concludono la bella e convincente rassegna di Mariell: in modo sapiente l'autore si sofferma sull'analisi di tutti i particolari per tradurli - ingigantiti - succosi e piacevolmente veri. Ancora una volta occorre rifarsi alla bellezza ideale che abbraccia uomini e cose, giungendo a esaltare i sentimenti per cui l'intera mostra è da considerarsi quale omaggio all'antico; un mondo che appartiene ormai a una storia che Mariell ha fatto propria dopo averne lungamente osservato le immagini, dopo aver letto lo scorrere dell'esistere e meditato sui volti che i maestri del passato hanno dipinto o modellato affinchè l'umanità  maggiormente "sapesse" cosa significano l'ingiustizia, la forza, la bellezza interiore oppure il desiderio di riscatto.

Gian Giorgio Massara


Recensione di Donatella Taverna

La pittura di Mariell, su dimensioni tendenzialmente grandi, può sembrare, nelle sue forme più intense, quasi mettere a disagio lo spettatore, non tanto per il carattere iperrealistico dei soggetti ritratti, anche quando - nella maggior parte dei casi - si tratta di citazioni da grandi artisti, quanto per un carattere di estrema attualità , di totale aderenza agli schemi culturali di questa alba di secolo.
Come tutti gli artisti, anche Mariell forse non è pienamente consapevole della profondità  del messaggio che trasmette.
Infatti, spiegando le proprie scelte, parla di un percorso di studio, di un approfondimento tematico e tecnico sui grandi, particolarmente evidente in questa mostra, in cui compaiono studi sulla scultura classica e neoclassica, dalla Venere di Milo a Canova, studi su Michelangelo, particolarmente sulla Sistina, e nature morte e altri spunti da Caravaggio.
Sicuramente, questa sequenza di studi e di esercitazioni, come si è accennato su di una dimensione pressochè costante, ha conferito nel tempo una consa pevolezza tecnica accresciuta, una volontà  di resa più compiuta di volumi, ritmi e strutture, a volte con l'aspetto quasi di un tema accademico.
Il disagio nasce però da una evidenza, che lo spettatore può fare subito propria, del bisogno di riordino e riclassificazione di un fondamento da cui partire per la ricostruzione di un mondo privato, una sorta di puzzle con cui ricoprire di certezze il baratro e il magma che il Novecento ha celebrato come unica verità . Certo è ancora privato, provvisorio ed estremamente fragile, ma è il "dopo", quello che cercano di riedificare dalle macerie, ciascuno a suo modo, artisti, poeti, scrittori e apprendisti profeti.

Donatella Taverna


Recensione di Giovanni Cordero

Cos'è che spinge Mariell nella sua personale avventura di conoscenza ad accordare la sua anima con alcuni segni dell'arte classica? Dipinge sulla tela antiche statue: mutilate dall'insulto del tempo e dalla stoltezza umana, ma la loro corporeità  frammentata e ferita, ancora sa restituirci quell'ideale di bellezza assoluta che è il fondamento dei canoni estetici, modelli eterni di equilibrio, misura, euritmia, forza interiore, eleganza; valori sempre più difficili da ritrovare nella società  contemporanea. Riprende dettagli di ritratti michelangioleschi e particolari di nature morte caravaggesche: soggetti universalmente conosciuti perchè riprodotti in mille versioni e paradigmatici della cultura classica. Ingranditi come un manifesto pubblicitario, descritti come abitualmente i megaschermi televisivi propongono le icone consumistiche.
La pittrice come usasse una lente d'ingrandimento cerca frammenti di bellezza tramandatici dai secoli o ancora nascosti nelle pieghe della natura e li assurge a simboli. Dichiara subito e onestamente che non le interessa la copia dal vero: utilizza per la sua arte riproduzioni fotografiche. Con un'analisi da entomologo, ne separa un dettaglio, lo studia anatomicamente e lo ricompone sulla tela con nuovi rapporti con lo spazio. In ultima analisi ne deriva che nella sua pittura i ritratti possiedono un'aristocratica melanconia, i fiori appaiono composti come nuove "vanitas" maestose e solenni, le sculture scevre da ogni seduzione erotica, sono un momento di ascolto nostalgico delle voci del passato. Su tutte le opere vibra il gioco prezioso e la luce fosforescente della patina d'oro, forse metafora della presenza del divino in tutte le cose.
L'artista con la sua ricerca sancisce l'attualità  della tradizione figurativa proposta non come esperienza storica, definita e conclusa, ma piuttosto come terreno di riflessione su un avvenire con prospettive senza dubbio incerte e difficili, ma tutt'altro che "scontate". E' un invito ad ampliare i nostri orizzonti a guardare il mondo da altre visuali, affinchè ognuno di noi sia nelle condizioni di reinventarsi continuamente, in un processo infinito di espansione.

Giovanni Cordero


Uno sguardo al passato

E' stata inaugurata venerdଠ17 dicembre presso la Galerie Unique di Corso Vittorio Emanuele II 36 la mostra personale dal titolo "Temperamento classico" Maria Grazia Chirone Guglielminetti alias Mariell; rimasta aperta al pubblico fino allo scorso 7 gennaio.
Mariell Chirone Guglielminetti nasce, vive e lavora a Torino: ex insegnante di educazione artistica, dopo aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Torino è oggi pittrice per passione, e la sua arte si ispira a quegli artisti ed a quelle opere che oltre ad aver rappresentato il bello ideale nelle proprie epoche che mi piacciono personalmente, come dichiara all'inaugurazione.
Curata da Sabrina Sottile, la mostra è infatti un percorso interpretativo personalissimo e frutto di ampi ed approfonditi studi pregressi, percorso che parte dalla grecità  (della quale si rievoca l'idea per cui il bello ed il buono sono il fine ultimo della ricerca filosofica e artistica) ed approda agli ultimi due secoli passando per gli artisti rinascimentali.
Si tratta di una quindicina di oli su tela ispirati come detto a grandi soggetti del passato: il mondo greco è rappresentato dalla Afrodite di Milo, ma anche dal torso di Michelangelo. Il Rinascimento è particolarmente caro all'artista, che riproduce in molte tele Botticelli con la sua Venere viva e cromatica, Cranach e le sue figure più fredde ed eteree, ma soprattutto Michelangelo, con la tensione dinamica delle sue figure e le forme ingigantite a dismisura nelle proporzioni, nonchè il Caravaggio con il suo materialismo, del quale l'artista ha riprodotto ad esempio un particolare del Fanciullo con cesto di frutta ed un altro della Cena in Emmaus. Adornano così le sale le anatomie adrogine e allo stesso tempo virili di Michelangelo (gli Ignudi su tutti), i soggetti reinterpretati del Caravaggio, ma anche la grazia delle statue di Canova convertita in pittura, le teste senza viso di De Chirico, le donne stilizzate di Modigliani e quelle altrettanto particolari di Lempika con la sua Tamara (due tele).
Solo la tela Fisicità  è stata realizzata (tecnica spatolare) senza che l'artista si ispirasse ad altre opere. Colori potenti, grandi dimensioni, tratti marcati: la pittura di Guglielminetti, che è anche scultrice, è caratterizzata da tutto questo. Quella presso Unique non è la sua prima personale, ma l'artista ci confessa che con questa mostra spera di aver rappresentato il pensiero, condiviso, di Luca Pignatelli, secondo il quale "Oggi il bello è un'utopia indispensabile". La performance musicale che ha accompagnato l'inaugurazione è stata eseguita da Marta Tortia, violinista presso il Conservatorio di Torino.

Samuele Sicchio


Recensione di Giuseppe Campra

L'ETICA E L'ESTETICA sono un tutt'uno per Mariell.
L'uomo è stato creato simile a Dio e scusate se è poco. Anche la natura è dono di Dio.
Ecco l'artista, come in un'antologia storica visiva, ci ripropone - ma attenzione, rivisitate da Lei - le immagini dei grandi pittori del passato. Non è un'azione superficiale di copiatura, è invece un avvicinarsi, modernizzarsi ed adempiere quello che Dio ci ha sublimemente concesso: la libertà  di accettare o contestare il dono della Creatività .
Si può partire o dalla creazione di Dio o da quello che gli uomini hanno successivamente espresso.
Non è l'esteriorità  del grafismo a esprimere l'uomo; la sua parte più interiore deve materializzarsi nel contorno, nei colori, nell'armonia.
In breve nell'espressione inimitabile dell'Esistente come artista e come creatura deve ritornare nel sentiero della creatività  voluta e donata, come massima libertà  umana, da Dio. Tutto questo ho avvertito guardando le opere e successivamente dialogando con l'artista Maria Grazia Chirone Guglielminetti.

Giuseppe Campra


Recensione di Pietro Panacci

Anche le tele dedicate ai fiori, caratterizzate da colori carichi di luce, emanano una forza che irrompe senza scardinare gli equilibri stilistici e formali delle composizioni. Mariell è capace, attraverso una pennellata decisa ma ben calibrata, di rapportarsi ai suoi soggetti in modo intimo, cogliendone la capacità  comunicativa e la valenza intrinseca, sapientemente rielaborata e trasposta nei lavori in maniera del tutto personale, profonda, quasi spirituale.
Le opere in mostra sintetizzano il modo di "fare pittura" della Guglielminetti, caratterizzato dall'importanza data al valore della luce, all'equilibrio, e alla sintesi formale; aspetti questi, fondametali per un'artista che intenda dare voce al proprio modo di intendere, vedere e sentire l'Arte.

Pietro Panacci


Recensione di Carlo Bono

L'evoluzione delle forme creative d'arte figurativa, evidenziabile in una panoramica delle opere di un pittore che ne documentino le varie fasi di crescita e di maturazione, può fornire la chiave di "lettura" della sua personalità , del suo modo di vedere e di sentire la realtà  degli oggetti ispirativi trattati e, soprattutto per misurarne la capacità  di rappresentarli e di proporli all'attenzione degli altri. L'intera produzione artistica di MARIELL (al secolo. Maria Grazia Chirone Guglielminetti) ha avuto, nel tempo, uno straordinario sviluppo a partire dai lontani primi esordi in pubblico nelle mostre collettive di Torino, Varigotti e di Finale Ligure fino alla recentissima personale, intitolata "Analogie", inaugurata il 7 febbraio 2008 presso la Galleria d'Arte Bottisio di Torino. Prima ancora di tale data, la partecipazione a mostre era proseguita, pure recentemente, con esposizione di alcuni quadri presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino.

Mariell è una pittrice di formazione "classica". All'impronta accademica sono legate in particolare le sue prime esperienze d'arte figurativa,via via metabolizzate nei successivi percorsi dai quali emerge l'impronta personale dell'Artista che conosciamo.E' nata a Torino dove lavora e dove per molti anni ha insegnato Educazione Artistica in scuole statali. Già  allieva del Maestro Pontecorvo, ha frequentato la facoltà  di Lettere con indirizzo artistico e l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino presso la quale si è iscritta nuovamente con i Prof.ri Galbusera e Villa per un periodico aggiornamento con adesione ai nuovi orientamenti di scuola moderna.

Richiamato quanto sottolineato in premessa circa l'importanza di seguire il percorso di sviluppo creativo attraverso le opere di un artista al fine di un appropriato giudizio critico in grado di focalizzarne il valore, non sfugge, nell'arte di Mariell, la peculiarità  di un carattere "inquieto"che si manifesta nella metamorfosi espressiva proprio di una personalità  complessa e ad un tempo trasparente, impegnata nella ricerca e nella sperimentazione di sempre nuove tecniche e di nuovi temi d'ispirazione. Non sfugge soprattutto, la capacità  di tradurre in linguaggio, immediatamente accessibile, le sfaccettature del rapporto emotivo con la realtà  rappresentata, che è specchio del sentimento interiore che agita la sua pittura. In tale ottica, nella già  vasta panoramica delle opere di Mariell, è possibile cogliere gli aspetti di un temperamento fermo e costante che ama approfondire i temi affrontati con gesto sicuro, in grado di trasmettere le emozioni e le suggestioni della visione personalissima dei soggetti studiati, anche al di fuori dal proprio ambito d'ispirazione. Mariell lavora in silenzio, lontano dalle seduzioni del consenso pubblico che non è l'obiettivo dell'impegno profuso in ogni sua opera. Lei stessa ama definirsi "pittrice per passione", dipinge per se, per rispondere ad un impulso interiore di conoscenza e di ricerca vissuta come "avventura", come proiezione verso la "scoperta" dell'essenza delle cose e come mezzo di autorealizzazione attraverso la trasposizione, sulla tela, del proprio modo di interpretare e di modellare forme e colori secondo una visione acutamente analitica dei soggetti trattati.

Nel mondo d'ispirazione che caratterizza la produzione artistica della Pittrice, l'evoluzione è stata "travolgente". Si possono distinguere essenzialmente due periodi. Nella prima fase di attività , lo studio e la sensibilità  dell'artista trovano libera espressione su un tema predominante che, nel caso in esame, assume carattere spiccatamente "specialistico": è il tema floreale, ancor oggi non del tutto abbandonato, pur nella rivoluzionata concezione compositiva del secondo periodo che merita trattazione a parte. Il tema floreale è affrontato con puntigliosa attenzione e grande sensibilità . Si tratta di composizioni, articolate e complesse, eseguite a tutto campo, con elaborati intrecci variopinti, oppure concentrate sul singolo fiore, vero protagonista, chiamato a dominare, a sua volta, la tela con la leggerezza dei colori e l'eleganza del suo portamento sottolineato, in taluni casi,dalla semplice raffigurazione stilizzata. Delicati acquarelli alternati ad intense vibrazioni cromatiche; composizioni, ora fiammeggianti, ora venate di sottile poesia, capaci di suscitare antiche e nuove suggestioni, si impongono come riproposizione di un nuovo modo di sentire il rapporto tra arte e natura. Pennellate sapienti di un'artista, mai paga di comodi approdi "di maniera", ma sempre proiettata verso quell'impegno costante di ricerca, prima sottolineato, che si traduce nella riconosciuta compiutezza espressiva presente in ogni sua opera. Nel secondo periodo, del quale una significativa panoramica è stata presentata nella ricordata mostra presso la Galleria Bottisio, completamente diversi sono i temi trattati, diversa la tecnica e la materia pittorica ma, soprattutto, rivoluzionato appare l'atteggiamento interpretativo verso i nuovi soggetti .Si tratta di modificazioni profonde che dimostrano l'estrema vitalità  dell'Artista.

Le opere esposte propongono, in primo piano, il tema del nudo femminile. Qui domina non tanto il colore quanto la forma che è volutamente limitata al tronco e, parzialmente alle gambe, con assenza delle braccia appena accennate fino all'altezza dell'omero. Chiara interpretazione della figura umana vista in funzione del valore e del significato plastico dei suoi volumi . Sono rappresentazioni, su grandi tele, di figure femminili che sarebbe più appropriato definire "sculture statuarie" per il carattere di evidente richiamo classicheggiante ai reperti marmorei dell'arte ellenistica. In queste raffigurazioni la maturità  dell'Artista raggiunge approdi impensabili rispetto ai primordi delle sue prime apparizioni in pubblico. La mostra lascia sorpresi tutti coloro che di Mariell avevano una conoscenza limitata ai suoi primi anni di attività . Ci si trova di fronte, non solo ad una nuova concezione pittorica, ma - sorpresa! - al cospetto di una nuova diversa straordinaria pittrice. La ragione della stupore che coglie quasi impreparato il visitatore, è da ricercarsi nella mancanza di una "gradualità  antologica" che solitamente, attraverso mostre successive, consente di misurare nel tempo la crescita e l'evoluzione creativa di un artista.

A tal proposito vale ribadire il carattere schivo di Mariell che ama lavorare nella solitudine del suo studio, lontano dai "clamori" delle mostre, sempre rare, alle quali si affaccia, spinta dalle insistenze di chi le è vicino,più che dal desiderio di apparire. Le opere presentate traducono, con indubbia perizia, il nuovo filone d'ispirazione: opere realizzate con ampio gesto, sicuro e convinto, su estese superfici dove le pitture, specie nei colori in materiale acrilico plasmato con la tecnica a spatola, assumono, nell'aspetto tridimensionale, particolare efficacia espressiva. Le raffigurazioni "scultoree" si snodano con coerenza tematica lungo il percorso della mostra che riproponeva l'altro, anche il "vecchio" tema floreale, visto però,questa volta nella nuova concezione di forma, dove l'accostamento con la figura femminile ne fa scoprire una certa sottile "analogia" (donde il titolo della mostra).

Grandi rose,a tinte neutre, aprono corposi petali "lapidei", nel rispetto originario del fiore, modellati seguendo le sinuosità  naturali proprio per accentuarne il valore plastico. E' questa una delle caratteristiche dominanti della vena creativa peculiare delle opere più recenti, ma non solo. Ciò che colpisce è la potenza e la grandiosità  delle composizioni, la magia della luce che incide sulle forme, 1'uso sapiente dei toni timbrici chiaroscurali delle tinte che le avvolgono come epidermide nel contrasto scuro degli sfondi. Ne risulta l'esaltazione del rilievo plastico di queste composizioni dove alla dimensione geometrica delle tele, indice di grande sicurezza, fa riscontro l'indubbio spessore creativo dell'Artista: non approdo d'arrivo, ma trampolino verso nuovi traguardi. Da annotare infine la presenza, in un angolo della sala espositiva, di una cospicua raccolta sfogliabile di acquarelli, notevoli per freschezza di colori, propria della tecnica classica, raffiguranti nature morte e varie altre composizioni, poste lì, quasi per far ricordare lo stile di prima maniera di una pittrice impegnata in un dinamismo creativo, destinato certamente a... "lasciare il segno"!
Architetto Carlo Bono


Un pò di Cina a Varigotti

Giorgio Calcagno giornalista della Stampa e già  Direttore di "Tutto Libri" presente a Varigotti all'inaugurazione della mostra "Riviera in Fiore"; da Varigotti a Hong Kong, allestita dal 23 al 30 luglio nella sala Sant'Antonio ha scritto per "Incontro" questo articolo. Lo ringrazio vivamente.

Un gesuita che torna dalla Cina, dopo 25 anni di missione, dove trova la possibilità  di riposare? A Varigotti naturalmente! Ci riscopre alcuni colori del suo mare lontano, che ha ispirato tanta della sua meditazione, nelle pause di un lavoro durissimo, fra i poveri di Hong Kong.
E il silenzio, di cui ha più bisogno, prima di reimmergersi nei rumori di laggiù. Il gesuita è padre Pierfilippo Guglielminetti, salde origini piemontesi, filosofo, teologo, uno fra i pochissimi che si siano impadroniti della lingua cinese (la maggior parte dei suoi confratelli sono dovuti tornare indietro); e anche, per vari anni, prete, operaio, facchino nelle più derelitte comunità  della sua nuova patria. Ma il gesuita non è solo.
Viene da una grande famiglia, dove alligna il germe dell'arte, riemergente nelle generazioni. Amalia Guglielminetti, la scrittrice legata a Gozzano, era cugina di suo padre. Eugenio Guglielminetti, pittore e scultore, uno fra i maggiori scenografi italiani, e cugino suo. Lui stesso è autore di versi, canti e poesie dalla Cina, raccolte nel volume "Mistero d'Amore", edito lo scorso anno dalla San Paolo. Sua sorella, Paola Guglielminetti Tibaldi, è una nota pittrice. E dipinge la moglie di suo fratello, Mariella Chirone. Far ritrovare tutti insieme questi personaggi non è facile; ma a Varigotti si può.

Giorgio Calcagno


Temperamento classico

Mariell Chirone Guglielminetti, già  docente di Educazione Artistica e allieva del maestro Pontecorvo, nonchè dell'accademia di belle arti, da qualche tempo si presenta al pubblico nella veste di pittrice figurativa. Con questa personale dal titolo "temperamento classico" l'artista torinese presenta una serie di tele nell'intento di celebrare l'ideale della bellezza classica. Sono tutti oli su tela di grandi dimensioni; gigantografie di teste o particolari scultorei e pittorici di opere d'arte famose appartenenti al periodo classico, neoclassico e rinascimentale.
Ispirandosi a Canova, Michelangelo, Caravaggio, l'artista ha elaborato con forte personalità  pittorica una serie di quadri di assoluto fascino e realismo figurativo. Lo studio meticoloso dell'anatomia artistica delle opere dei grandi del passato, l'amore per il dettaglio e l'uso di una tecnica non del tutto esule dagli insegnamenti accademici, hanno permesso all'artista di accrescere nel tempo le sue capacità  elaborative.
Le opere di Mariell Chirone Guglielminetti non sono solo appagamento estetico, ma vere e proprie riflessioni filosofiche sul mondo dell'arte, nell'intento di denunciare la pochezza dell'era tecnologica. Le sue teste dallo sguardo intenso ed enigmatico sembrano guardare altrove; esse rifiutano una realtà  per la quale il significato tradizionale di bellezza assoluta ha lasciato il passo ad altri elaborati artistici, dai contenuti sicuramente profondi, ma non accessibili a tutti.
In un mondo sempre più confuso e privo di valori, in cui il concetto di arte è stato stravolto dall'imperante volontà  di imporsi a tutti i costi, stupire e a volte scioccare, nella costante assenza di valori e sentimenti reali, emerge l'arte immediata ma non per questo meno preziosa di Mariell Chirone Guglielminetti.

In un mondo in cui il concetto di arte è stato stravolto dall'imperante volontà  degli artisti concettuali di comunicare, stupire e a volte scioccare attraverso l'elaborazione di opere che sempre più spesso sembrano allontanarsi dal concetto tradizionale di estetica, si impone l'arte di Mariell Chirone Guglielminetti. I lavori presentati in questa suggestiva personale sono gigantografie di particolari anatomici appartenenti a famose opere d'arte classiche e neoclassiche. Ispirandosi a Canova, Michelangelo, Caravaggio e ad altri artisti del passato, l'artista ha elaborato una serie di oli su tela (una ventina) di assoluto fascino e realismo pittorico; con l'intento di interpretare in chiave contemporanea quell'ideale di bellezza estetica comunemente riconosciuto e agognato.
Sabrina Sottile


Opere di Mariell Chirone Guglielminetti

Mariell lavora su tipi consolidati, fiori e volti soprattutto ma anche nudi, sempre resi in modo vigoroso, a tratti scultoreo. I suoi oli su tela sono tanto debitori alla grande storia - in particolare italiana - tanto proiettati nel solco tracciato da intraprendenti americani contemporanei.
La sua sfida allora è rilanciare il genere in questi anni difficili perchè soprattutto la pittura scava, circoscrive, trova valori profondi. Nella sua arte c'è passato, presente e futuro e sulle ceneri del post-moderno vuol ridare alla pittura la centralità  un tempo occupata nel sistema sociale e culturale.
Fabio Bianchi