Recensioni
Indice
Mariell Chirone Guglielminetti e la cultura classica
Anno 2018Recensione Mostra 2018 Circolo degli Artisti di Torino
Anno 2017Recensione Mostra Rinascenza Contemporanea - Ciclo Pleromantico 2017 di Torino
Recensione Mostra Internazionale MIIT 2017 di Torino
Anno 2016Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino
Anno 2015Antonello da Messina rivive nel dipinto di Mariell Guglielminetti
Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino
Recensione mostra Internazionale Italia Arte 2015 presso il MIIT di Torino
Recensione quadro "Nudo su fondo blu"
Recensione Mostra "Italian art exhibition" di Londra
Recensione Mostra al Teatro dei Dioscuri del Quirinale di Roma
Anno 2014Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino
I volti e la storia di Angelo Mistrangelo di Angelo Mistrangelo
Elogio della Bellezza di Gian Giorgio Massara
Studio Gian Cravero
Anno 2013Amalia Guglielminetti
Anno 2012Recensione 54a Esposizione Internazionle della Biennale di Venezia di Samuele Sicchio
Anno 2011Sibille e veneri di Gian Giorgio Massara
Recensione di Donatella Taverna
Recensione di Giovanni Cordero
Uno sguardo al passato di Samuele Sicchio
Recensione di Giuseppe Campra
Recensione di Pietro Panacci
Recensione di Carlo Bono
Anno 2000Un pò di Cina a Varigotti di Giorgio Calcagno
Temperamento classico di Sabrina Sottile
Opere di Mariell Chirone Guglielminetti di Fabio Bianchi
Mariell Chirone Guglielminetti e la cultura classica
«La mia pittura deriva dalla grande tradizione artistica del passato e reinterpretata in chiave di libera citazione». Con questa riflessione Mariell Chirone Guglielminetti racconta il suo mondo, gli anni di ricerche, l'attenzione per la scultura greca, il Rinascimento e l'epoca Neoclassica, che affiorano dalle sue opere sempre controllate nella definizione dell’immagine.
Un’immagine che emerge dalla sua visione e interpretazione dei volti ripresi dalla Cappella Sistina.
Dalla lettura di Antonello da Messina e Michelangelo, dall'incontro con Caravaggio e Canova, in una sorta di continuo recupero della storia e di un meditato classicismo.
Gli anni d'insegnamento, la frequentazione dell’Accademia Albertina e della Facoltà di Lettere, gli approfondimenti tecnici appresi negli atelier di Raffaele Pontecorvo, Ottavio Mazzonis, Sergio Albano e Giancarlo Aleardo Gasparin, rappresentano uno degli aspetti del suo impegno, della volontà di fissare un'espressione, un gesto. Uno sguardo.
E dalle mostre sociali della Promotrice al Valentino alle presenze al Circolo degli Artisti, dalle rassegne degli allievi dell'Accademia Albertina a Paratissima 2019, si delinea un discorso che appartiene a questo nostro tempo quanto mai complesso. Osservando i quadri si coglie il fascino di una «bellezza ideale» ha scritto Gian Giorgio Massara, che prosegue mettendo in risalto l'«omaggio all'antico», ma anche la misura con la quale Mariell Chirone Guglielminetti ha «meditato sui volti che i maestri del passato hanno dipinto e modellato affinchè l'umanità maggiormente «sapesse» cosa significano l'ingiustizia, la forza, la bellezza interiore oppure il desiderio di riscatto». E così il profilo di «Ignudo» e del «Mosè», «Giuditta» e un particolare del «Canestro di frutta», trasmettono l'essenza del suo percorso pittorico, dove anche la natura floreale, suggerisce l'artista, «ha lo stesso valore di una figura»...». E soprattutto la figura è la vera insostituibile artefice dei suoi lavori che saranno oggetto di una prossima mostra personale.
Angelo Mistrangelo
Mostra 2018 Circolo degli Artisti di Torino
E' con estrema dedizione - e con risultati eccellenti - che l'artista lavora ormai da tempo per decodificare strutture portatnti di un linguaggio classico, articolato e ben circoscritto: Mariell Chirone Guglielminetti traduce infatti i grandi Maestri del passato in alcunché di nuovo ed incisivo; la vasta gamma delle possibilità espressive viene in tal modo sviluppata progressivamente in un iter compositivo assolutamente unico, riconoscibile. Inconfondibile per l'originale impronta tecnico-creativa, l'autrice piemontese dà prova di acume critico-culturale e mostra la sua consapevole padronanza esecutiva, che le consente di reinterpretare in chiave moderna ciò che appartiene alla Storia dell'Arte, nel nome dell'universalità. In questo caso, l'opera michelangiolesca viene rivisitata in chiave contemporanea, delineando, attraverso il primo piano del monumentale Mosè, una sorta di decontestualizzazione attuale e ricollocazione personale.
Corriere dell'Arte
Mostra Rinascenza Contemporanea - Ciclo Pleromantico
Mariell Chirone Guglielminetti è la protagonista di questa mostra che apre il Ciclo Pleromantico facente parte della Teoria Sinaptica Essenziale. Prima di addentrarci nella sua arte è opportuno fare delle premesse che mettano il lettore così come lo spettatore nella possibilità di addentrarsi non soltanto nel senso ultimo dei suoi lavori pittorici ma nel senso assoluto del percorso teorico che l'ha inserita e selezionata per rappresentarlo mediante il suo modo di intendere l'arte.
I cicli pittorici fin qui delineati avevano lo scopo di raggiungere la visione pleromantica secondo la quale corrisponderebbe alla totalità dei poteri di Dio attraverso i presupposti di pienezza, principio primo, Essenza. Connotazioni espresse mediante la Monade, ovvero l'espressione sublime del principio ideale e divino che caratterizza l'assoluta irrealtà della materia intesa in quanto tale ma espressione sublime di una perfezione più profonda ed inconcepibile dal sapere umano. Secondo questi concetti la Monade fonde la dualità del principio maschile e femminile poichè integra il presupposto di Padre/Madre possedendo il logos di materia e forma che sta alla base della creazione.
Il senso delle cose è dentro le cose. Si apre così una disputa tra la fredda materia e la forma che in essa giace. Come non citare la maniera michelangiolesca sul cosiddetto non finito in cui il senso di incompiutezza derivava da una lotta tra il materiale inerte e l'anima profonda della forma che voleva venire in superficie, in cui il tormento combatte le vie sottili di un destino inesplorato dai comuni mortali e che il genio può descriverci mediante le afflizioni d'un desiderio più grande: l'immortalità .
Da qui possiamo ricollegarci a Mariell Chirone Guglielminetti. Oltre ad essersi diplomata presso il Liceo artistico di Torino ed aver frequentato l'Accademia di Belle Arti ha studiato lettere con indirizzo artistico presso l'Università degli Studi di Torino. Una lunga formazione che le ha dato la possibilità di attraversare diverse fasi creative, stilistiche, compositive. Una produzione sconfinata che meriterebbe mostre monografiche tipiche di un'artista che ha lavorato instancabilmente anche se le esperienze personali della sua vita privata molte volte l'hanno assorbita. Ma lei non ha mai smesso di lavorare e la sua tenacia, il suo desiderio di esplorare le infinite lande creative e la forza delle sue emozioni le hanno sempre dato linfa vitale. Da tutto ha tratto esperienza, dinamismo, tenacia ed ha proseguito sino alla forma nuova.
Nel suo curriculum creativo si è distinta per il sapiente uso degli acquerelli che le davano la grinta e la velocità realizzativa, la pittura floreale mediante la quale trovava un aggancio alla bellezza, alla delicatezza, alla purezza.
Poi è tornata alla figurazione ed al ritratto proiettandosi proprio su grandi maestri del passato come Michelangiolo Buonarroti, Michelangelo Merisi da Caravaggio, Antonello da Messina o trasponendo pittoricamente opere scultoree i Gian Lorenzo Bernini, Antonio Canova sino alla ritrattistica di personaggi famosi tratti dal mondo dello spettacolo.
L'impatto dei primi e dei primissimi piani delle icone artistiche di ogni tempo è stupefacente: si allontana e nello stesso tempo si immerge nel modernismo concettuale discostandosi dal senso di contemporaneità e di effimero come sono effimere le mode, i gusti passeggeri, gli sperimentalismi intellettuali delle grandi rassegne/mercato/pubblicità .
Nel compiere queste operazioni di rivisitazione è come se riportasse in vita qualcosa di eterno e di immutabile ma lontano nel tempo da noi. Una sorta di archeologia sensoriale che la mette di fronte alle difficoltà esecutive dei maestri del passato che lei ripercorre con fierezza e genuina onestà di intenti sino a restituircele nella loro integrità . Ogni opera rappresenta un viaggio unico indietro nel tempo, dentro l'opera, attraverso il dettaglio. Per mezzo della materia sonda la forma e la riscopre, la modernizza, la rende comprensibile perchè si sofferma sul colpo di luce, sull'espressione ed il taglio della scena estrapolata dal contesto di riferimento.
Dunque la pittura diviene per l'artista lo strumento ideale attraverso il quale ricercare il bello in un'epoca storica che lo ha smarrito. Nella sua pittura esiste ancora un senso di dilatazione temporale cosa che nel febbrile mondo contemporaneo non è possibile. Nella sua pittura, come dicevamo, v'è la possibilità di entrare in un dettaglio, ora che il tran tran quotidiano non consente di soffermarsi e vedere ciò che si cela dietro le apparenze.
Il senso di grandiosità , di sublime estasi e di una spiritualità formale proiettano le antiche opere nel turbinio di una modernità malata, confusa, priva di quei valori che hanno nutrito le generazioni precedenti.
La corsa sfrenata al denaro, la comodità oziosa e l'incapacità reattiva delle nuove generazioni hanno elevato muri invalicabili portando l'uomo contemporaneo alla sterilità ed all'ignoranza.
La morte dei valori, delle tradizioni, dei sentimenti sono solamente alcune delle caratteristiche dell'uomo nuovo e la bellezza, in questo caso l'arte dovrebbe consentirci di fermarci un attimo soltanto e riflettere.
In quell'attimo comprenderemmo dove ci troviamo. L'arte della Guglielminetti esiste per quell'attimo soltanto. Bisogna fermarsi e vedere con l'anima e cercare attraverso l'armonia di quelle forme iconizzate le relazioni mistiche delle cose, la musicalità del gesto, l'equilibrio cromatico della composizione e rieducare l'anima a percepire l'ordine delle cose, la perfezione della creazione e la profonda bellezza che giace nell'essere. Per lei l'arte rappresenta emozione pura e questo stato costituisce lo slancio essenziale per esprimere l'amore verso la vita. Arte/Vita. In questo torniamo alla Monade da cui partimmo.
Ordine, armonia, perfezione. La Natura è stata superata attraverso l'idealità ed abbiamo tentato di migliorarla. Poi è divenuta solo un concetto. Attraverso la Guglielminetti siamo tornati ad ammirarla!
Andrea Taricco
Mariell Guglielminetti al Circolo degli Artisti di Torino
Il volto e l'anima è il titolo del quadro di Mariell Chirone Guglielminetti. Osservare le sue opere in generale è come calarsi nel fantastico viaggio terreno dell'anima alla scoperta di mondi possibili o probabili in cui tutto diviene bellezza. E la bellezza viene da lei incarnata dall'immagine femminile avvolta dall'aura dell'innocenza perché la natura è innocente. La spinoziana evocazione della divinità trova il suo riferimento stilistico nella percezione assoluta di ciò che vive qui ed ora nono solo attraverso la contingenza ma nella connessione sensitivista di tutto ciò che nel micro e nel macro coabitano simultaneamente. Questi i processi inconsci dell'artista che nella ricerca tecnica e compositiva ha sviluppato approfondendo con dovizia esperenziale lo studio dei maestri del passato riportandoli in vita mediante il suo profondo amore per l'arte. E l'arte per lei è lo strumento di quest'anima cosmica.
Corriere dell'Arte
Mariell Guglielminetti al Circolo degli Artisti di Torino
La classicità rimane ancor oggi punto di riferimento per gli artisti che interpretano il mondo attraverso un linguaggio che miri al bello, all'armonia, allo stile. Al di là delle facili provocazioni contemporanee, il mestiere antico, lo stile, il gusto per la forma e la linea rimangono elementi fondanti di una pittura immortale. Così è per l'arte di Mariell Chirone Guglielminetti, splendida interprete di un Rinascimento moderno che,
concettualmente, rielabora il mito di Michelangelo, Raffaello, Botticelli, come il realismo caravaggesco, per recuperarne
l'essenza e il significato più attuali.
Il percorso dell'artista si snoda quindi in una continua ricerca formale e ideale della perfezione e della bellezza, metafore della grandezza dell'Uomo e della sua essenza spirituale e carnale. In questo ritratto dal profilo simbiotico', l'artista evidenzia con tratti puliti e netti il rigore strutturale della forma, l'equilibrio purissimo del segno, simbolicamente incarnati dalla pietra preziosa e dall'Essere.
Mariell Chirone Guglielminetti nasce, vive e lavora a Torino: ex insegnante di educazione artistica, dopo aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Torino è oggi pittrice per passione e la sua arte si ispira a quegli artisti ed a quelle opere che hanno rappresentato la cultura della
bellezza.
Guido Folco
Antonello da Messina rivive nel dipinto di Mariell Guglielminetti
Una nuova, superba realizzazione classica di Mariell Chirone Guglielminetti, esposta al Circolo degli Artisti di Torino, conferma la propensione e l'attitudine della Pittrice, devota e deferente all'arte che ha elevato ai supremi livelli la creatività e la cultura figurativa espansa in tutto il mondo occidentale, in prolungamento della Rinascenza umanistica italiana che ha raggiunto i vertici della massima espressività percettiva e realizzativa. Mariell Chirone Guglielminetti propone agli spettatori l'inquadratura ravvicinata di una delle più celebri "Madonnine" della storia dell'arte, probabilmente la prima dotata e circonfusa dell'alone di mistico e di peculiarità umane di prorompente naturalismo, che è nel sacro della figura e nel fascino dell'arte rinascimentale.
Palazzo Abatellis di Palermo, sede della Galleria Nazionale di Sicilia, si gloria di custodire l'opera originale che ha ispirato Mariell Chirone Guglielminetti per il suo dipinto, il quale replica con fedelità ammirevole le qualità e i requisiti del piccolo gioiello di Antonello da Messina, conosciuto come l'Annunziata di Palermo.
Mariell si avvicina quanto più possibile ai lineamenti del volto incorniciato dal manto blu, in cui l'opposizione coloristica dell'azzurro e dell'incarnato sintetizza e completa l'intero spettro cromatico percepibile, giacchè nei due colori dominanti si riscontrano le tre frequenze dei colori primari, rosso giallo e blu.
Il disegno inappuntabile, preciso, antonellesco, il cromatismo osservato direttamente in natura (dopo la precettistica da speziale del Libro dell'Arte di Cennino Cennini), la sintesi dei colori dell'iride, il chiaroscuro morbido, maggiormente che nell'originale di Palermo, la luce più diffusa, sono compendio di osservazione affascinata del bello ideale, della grazia estetica che ha definito per sempre i canoni della perfezione, in quel periodo aureo che generato la definizione di "Classicismo", di bello senza tempo. Mariell Chirone Guglielminetti continua e ripropone un ideale d'arte che esula dal contemporaneo, elude gli sperimentalismi effimeri che, in quanto arte di moda, vanno subito fuori moda, mentre la pittura ispirata al fascino dell'arte senza confronti si offre allo spettatore per l'equilibrio e l'armonia che proviene direttamente dai massimi esponenti della figurazione e, come tale, selezionata dall'artista, non contaminata da interpretazioni quasi sempre soggettive, ma destinata al godimento visivo nella totalità dei valori formali e percettivi.
Enzo Papa
Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino, "Quando l'antico è contemporaneo"
"Dedico la mostra a chi crede ancora che la bellezza esista e possa emozionare", scrive Maria Grazia Chirone Guglielminetti (Mariell) ad introduzione della sua mostra personale che si apre oggi alle ore 18 per chiudersi il prossimo 20 novembre presso il Circolo degli Artisti.
L'artista quella bellezza, l'ama e la ricerca, in ogni sua opera, l'ha fatto nell'insegnamento, continua a farlo in questa professione costruita e portata avanti con passione, con la frequenza prima, negli Anni '70, dell'Accademia Albertina di Torino, degli studi di vari Maestri torinesi - da Pontecorvo a Mazzonis ad Albano - poi, negli Anni '80.
Quasi una grande bellezza che la Chirone insegue nelle opere dei grandi maestri del passato, nella loro rivisitazione odierna lontano da ogni superficialità , da ogni tecnologia estremizzata che distoglie da uno sguardo puro capace di riabbracciare antichi valori, esempi mirabili, autori e opere che hanno con forza attraversato la vasta area del
Bello (incide con esattezza Gian Giorgio Massara, a cura della mostra: "La nostra civiltà , troppo esclusivamente orientata verso la tecnologia, ha bisogno di una boccata d'aria fresca; un rinnovamento del bello potrebbe portare a ritrovare una visione umanistica"). Dal mondo greco ai ritratti di Botticelli o michelangioleschi, tra Profeti e Sibille, dai visi
caravaggeschi a quelli del Bronzino, sino ad arrivare al mondo odierno della settima arte, in una suggestiva perfezione di linee, di tratti, di incarnati, suggerendo anche ai nostri giorni sentimenti e intenzioni. Un continuum che attraversa epoche, una scommessa - vinta - per asserire "che l'arte del passato è contemporanea", per creare uno sguardo
limpido che guardi indietro senza inventare assurde provocazioni, esili esercizi.
(e.rb.)
Recensione mostra Internazionale Italia Arte 2015 presso il MIIT di Torino
La mostra Internazionale Italia Arte 2015 ha visto la presenza, nel corso dell'inaugurazione, di circa 400 persone, mentre nei giorni successivi è stata continua e costante la partecipazione del pubblico torinese e straniero in visita alla città anche per i numerosi eventi contemporanei all'esposizione, come l'Ostensione della Sindone e il Convegno Mondiale delle Camere di commercio.
L'esposizione si chiude oggi, 12 giugno, e ha visto la presenza di artisti provenienti da Italia, Germania, Moldavia, Belgio, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna Svizzera, Grecia, Romania, Canada, Cina, U.S.A. ,Giappone, Argentina. In mostra sono state selezionate opere di Maestri contemporanei di fama internazionale e opere di grandi Maestri del 900 italiano, tra cui il famoso incisore e pittore Francesco Franco, Mino Argento, artista di punta negli anni Cinquanta-Sessanta della Galleria Betty Paerson di New York ,Pieri Ruggeri, massimo esponente dell'Informale italiano, Antonio Corpora, tra gli astrattisti italiani più internazionali e altri.
Le opere di Maria Grazia Guglielminetti sono visibili in questo sito nella sezione Galleria, Mostra MIIT.
MIIT
Recensione quadro "Nudo su fondo blu"
L'olio su tavola Nudo su fondo blu cela e insieme svela una religiosità della bellezza in cui la visione spinoziana del dio naturale prende finalmente corpo: rappresenta un crocevia pittorico al fulcro della tradizione cristianizzante delle madonne rinascimentali, intrisa di quei caratteri mistici d'una classicità romanizzante, quando le forme di Venere o di splendide ninfe decoravano i templi dedicati ai numi. Eppure siamo in presenza di una figura femminile dalle curve prosperose, che in parte nasconde gelosamente le sue grazie ad occhi indiscreti, ma un po' le lascia anche generosamente trasparire.
Una sorta di Madonna Nuda, appunto, per un'epoca come la nostra che accetta la rilettura della tradizione stessa, eclettizzata al limite della ragione. Sacro e profano: la consistenza somatica della donna è colta nella sua totalità ; sembra di tornare ai principi secenteschi della Grazia e della Beltà , dello spirito attraverso il corpo, elevati al senso profondo ed alto dell'intelletto.
Corriere dell'Arte, Giugno 2015
Recensione Mostra "Italian art exhibition" di Londra
Mariell Chirone Guglielminetti appartiene alla categoria degli artisti che, dotati di ragguardevoli risorse tecniche, non amano la sperimentazione e preferiscono impegnarsi in una sorta di confronto con i grandi maestri del passato cui tributano, con la loro rivisitazione, un omaggio. Tale impegno è anche un modo per far rivivere tempi e spiritualità lontane senza costringerle nella immobilità dei musei tanto odiat...i da Marinetti. La Chirone Guglielminetti e gli altri pittori dotati delle stesse caratteristiche, esprimono nei loro lavori la vivace freschezza di una nuova epoca che si cimenta con un illustre passato facendolo rivivere. E' ciò che possiamo constatare nelle due tele che affronteranno il giudizio del pubblico londinese: La Fornarina, uno dei quadri più spontanei e famosi di Raffaello, e la Venere di Cranach, un lavoro nel quale il maestro tedesco ha espresso un'elegante leggiadria, ben colta nella riproduzione.
Aldo Maria Pero
Recensione Mostra al Teatro dei Dioscuri del Quirinale di Roma
L'attività artistica di Mariell Chirone Guglielminetti è caratterizzata da un'autentica dedizione alla grande tradizione figurativa italiana del periodo in cui la scoperta del passato da parte dell'Umanesimo si era trasformata in una stagione compiuta nella quale l'uomo, la figura umana, era diventato protagonista di una cultura che si rifaceva alla classicità combinandola alla tradizione religiosa. Contribuì a fornire un ampio repertorio iconologico la diffusione della Bibbi...a, un testo che il Medioevo aveva accantonato per dedicare ad altri soggetti di culto, i santi e la devozione mariana, la propria attenzione.
In questo senso, Michelangelo Merisi da Caravaggio costituisce un punto di riferimento fondamentale e proprio al suo stile, al suo modo di rappresentare la realtà umana del presente e della tradizione dottrinale, fa riferimento la ricerca condotta con perizia tecnica e con delicato humus sentimentale la Chirone. Proprio per questo motivo i quadri esposti in mostra non possono essere considerate mere copie da Caravaggio ma rievocazioni del grande maestro, anche se a nostro avviso l'emergere della sua personalità è soprattutto evidente non tanto in Giuditta ed Oloferne ma nella luminosa Schiava turca del Parmigianino.
Aldo Maria Pero
Recensione Mostra Circolo degli Artisti di Torino
Maria Grazia Chirone Guglielminetti, alias MARIELL, dopo l'insegnamento, pittrice per passione.
Ha frequentato l'Accademia Albertina di Torino negli anno '70 e quindi l'Università di Lettere con indirizzo artistico. Negli anni '80 ha frequentato diversi studi di Maestri torinesi (tra cui Pontecorvo, Mazzonis, Albano).
Nelle sue opere c'è una ricerca sia della linea sia della forma; voler costruire il quadro attraverso canoni essenziali, puri, concettuali e razioniali e dimostrare che l'arte del passato è contemporanea.
La bellezza che affascina esiste ancora: tuttavia è cambiato il rapporto che abbiamo con essa, il tipo di atteggiamento per l'uso sociale che facciamo della stessa.
La nostra civiltà , troppo esclusivamente orientata verso la tecnologia, ha bisogno di una boccata d'aria fresca; un rinnovamento del bello potrebbe portare a ritrovare una visione umanistica.
La ricerca della "bellezza ideale" e lo studio del passato portano la pittrice a distaccarsi per qualche istante dalla realtà che a volte ci affatica nel vivere quotidiano.
Spesso l'uomo contemporaneo è schiacciato dal presente e dal futuro e rifiuta di conoscere il passato.
Con la sua ricerca MARIELL trova equilibrio e serenità .
Gian Giorgio Massara
I volti e la storia
L'essenza della pittura di Maria Grazia Chirone Guglieminetti in arte Mariell si misura con una continua, sensibile, inesausta volontà di reinterpretare i volti che appartengono alla storia di ogni tempo, di delineare con limpido verismo peonie e papaveri o un classico cesto di frutta.
In questa dimensione si coglie il senso di un dipingere scandito dal fluire di una linea che unisce Afrodite a Eleonora da Toledo, Elia a Giuditta, in una sorta di personalissimo percorso conoscitivo.
E dal particolare di un'opera di Caravaggio alla Rivisitazione Raffaello, una tavola esposta alla sociale della Promotrice del 2014, prende forma e consistenza il suo discorso che dalla rilettura dell'arte del passato è recentemente approdato a una moderna e realistica Icona femminile.
Angelo Mistrangelo
Elogio della Bellezza
Visitare l'atelier di Maria Grazia Chirone Guglielminetti, in arte MARIELL,
significa compiere un tuffo nella storia dell'Arte del passato; infatti la pittrice studia, disegna, rievoca i nomi dei grandi maestri, utilizzando in particolare i volti.
E' così che di fronte al visitatore scorrono la misteriosa Dama dell'ermellino, l'inquieta immagine di Giuditta, uno dei possenti Ignudi di Michelangelo i cui capelli si sono fatti d'oro, un Profeta in meditazione; dal mondo del Manierismo che significa la maturazione del Rinascimento, ecco emergere il volto della Schiava turca dall'enigmatico sorriso oppure un dipinto di Luca Cranach esaltante la femminile bellezza in modo altero e distaccato.
Interpretare il Rinascimento significa tuttavia guardare anche al mondo classico; il termine stesso denuncia l'intento, da parte degli artisti, di rifarsi all'antico al fine di riviverlo e attualizzarlo. Ecco dunque Mariell affrontare in primo luogo attraverso opere a matita, carboncino oppure fogli dai delicati passaggi di sfumato la statuaria antica, per cui l'immagine di Afrodite risulta campita su sfondi ora aurei, ora di più accesa tonalità ; talvolta emergono colate di colore e improvvisi riferimenti al mondo informale. Belle immagini che significano amore per quel mondo classico che l'autore fa proprio nell'intento di farlo rivivere, rinnovato cromaticamente e interpretato nella forma.
Uno dei dipinti in mostra è particolarmente interessante poichè le membra femminili si sono ridotte a forme rigide e quasi geometriche mentre il volto è scomparso, sostituito solamente da un perfetto ovale; si tratta di una figura di donna, dunque priva di espressione palese, che trasmette tuttavia intime sensazioni.
Due dipinti si isolano nel contesto della rassegna poichè sono adagiati su sfondi uniformemente scuri; si tratta dell'ormai notissimo ritratto La ragazza con la perla e dell'aureo volto della Paolina Bonaparte scolpito dal Canova.
L'opera desunta da Jan van Delft Vermeer autore che raggiunge una raffinatissima sensibilità alla luce s'articola in due momenti: al ritratto dominato dallo sguardo della fanciulla e campito su fondo scuro, fa riscontro la parte inferiore dell'opera di uniforme e controllata luminosità a far contraltare all'immagine. Anche per il volto di Paolina si registra una parte assolutamente neutra, sicchè il nostro sguardo corre verso il volto della principessa, intenzionalmente bilanciato fra il mondo neoclassico e il fascino non ancora del tutto scomparso del barocco. All'espressione della giovane da intendersi anche quale Venere vincitrice piace accostare il grandioso ritratto della Giuditta che s'impone per il cromatismo intenso, lo sguardo seducente, la certezza di compiere un gesto finalizzato alla salvezza del proprio popolo.
Ma tutti i dipinti esposti, e molti ancora, nascono da uno studio serio e convinto, condotto nell'arco di molti anni di lavoro. Si è volutamente esposta, in apertura di mostra, una serie di opere per lo più in bianco e nero, da ritenersi quale indispensabile preludio ai dipinti: un volto leonardesco, un Nudo femminile dalle forme sfatte eppure vigorose nel proprio articolarsi nello spazio, altri studi dominati dallo sfumato.
Il mondo di una pittrice non può giustamente rifarsi solamente ai grandi esempi del passato, per cui Maria Grazia Guglielminetti mostra di ammirare e saper dipingere grandi e gioiosi mazzi di fiori, dalle Peonie a gli Iris amanti degli specchi d'acqua, oppure di ritrarre i semplici oggetti che compongono le Nature morte; la tecnica usata è quella dell'acquerello che rende lieve la presenza di un macinino da caffè, di alcuni frutti, di oggetti d'antan sublimati nella luce.
Conosciamo Mariell da molti anni, ne abbiamo seguito con interesse il lavoro, abbiamo avuto modo di valutare la serietà con cui affronta sia i momenti di studio e di riflessione, sia l'esecuzione delle opere; volentieri quindi abbiamo nuovamente accettato di presentare una sua mostra dopo il successo delle esposizioni presso la Promotrice delle Belle Arti convinti del suo modo di operare che non bada alla fatica, anche fisica. La sua caparbietà , infine, nell'insistere sino a che l'opera non appaghi completamente tanto nelle soluzioni cromatiche finali, quanto nell'espressività dei volti e nel gesto.
Gian Giorgio Massara
Studio Gian Cravero
La Fascinazione della Bellezza ha dominato quest'Artista da sempre.
Docente di Educazione artistica, attualmente instancabile appassionata autrice di opere dedicate alla rivisitazione delle Icone della bellezza espressa dalla Grande Arte del passato.
La sua posizione concettuale è una riposta personale all'estetica del nostro tempo, definita da tanti, "...effimera estetica del consumo..." che condiziona purtroppo il nostro quotidiano e le nostre scelte...
Mariell dice di no, andando per la sua strada con coraggio e tenacia.
Ha esposto in Italia cogliendo consensi e importanti condivisioni.
Gian Cravero
Amalia Guglielminetti
Nata a Torino (1885), esordisce giovanissima con un volume di versi ('Voci di giovinezza', 1903). L'originalità del suo temperamento si rivelò in 'Le vergini folli' (1907), collana di sonetti nei quali sono conchiusi, con una tecnica vigilata, precisa e personalissima, momenti di una femminilità aggressiva, ancora trepidante dei primi assaggi della vita e del piacere. Seguirono 'Le seduzioni' (1909) e 'L'insonne' (1913): liriche in cui le inclinazioni, le esuberanze, le esperienze di una natura sensualissima sono rappresentate con sincerità di indagine e nudità d'espressione. La Guglielminetti scrisse anche romanzi, novelle e commedie, che non hanno però i pregi delle sue poesie. Morirà a Torino nel 1941.
Gian Giorgio Massara
Recensione 54a Esposizione Internazionle della Biennale di Venezia
L'ispirazione è tratta dai grandi soggetti del passato: il mondo greco è rappresentato dalla Afrodite di Milo, ma anche dal torso di Michelangelo. Il Rinascimento, rappresentato su molti oli su tela, riproduce tele di Botticelli con la sua Venere viva e cromatica, Cranach e le sue figure più fredde ed eteree; Michelangelo, con la tensione dinamica delle sue figure e le forme ingigantite a dismisura nelle proporzioni; Caravaggio, il cui materialismo è visibile nei particolare del Fanciullo con cesto di frutta ed nel particolare della Cena in Emmaus.
Sono da menzionare anche le tele che ritraggono le anatomie adrogine e allo stesso tempo virili di Michelangelo (gli Ignudi su tutti), i soggetti reinterpretati del Caravaggio, ma anche la grazia delle statue di Canova convertita in pittura; le teste senza viso di De Chirico, le donne stilizzate di Modigliani e quelle altrettanto particolari di Lempika con la sua Tamara. Ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive sul territorio nazionale.
Samuele Sicchio
Sibille e veneri
Le opere che Mariell - Maria Grazia Chirone Guglielminetti - ha preparato per l'esposizione
alla Promotrice, sono accolte in un atelier ampio e luminoso, affacciato sulla collina
torinese.
Alle pareti e nelle cartelle, tutta una serie di acquarelli deliziosi, opere che
potrebbero costituire il nucleo di una futura mostra; si tratta di oggetti, frutti
ambrati, grappoli d'uva, foglie sul punto d'appassire collocati in minuscole ambientazioni.
E fra le opere, il sensibile ritratto che il maestro Raffaele Ponte Corvo ha dedicato
a Mariell nel 1968: il volto assorto e un poco misterioso di un giovane che s'affaccia
alla vita.
Ma sono i dipinti, tutti di grande formato, ad attrarre oggi la nostra attenzione,
opere realizzate con attenzione ma con contemporanea spontaneità riguardanti ad
esempio il tema dei fiori: le violacee Peonie dal cuore verde accanto alle rose
scarlatte. La formazione artistica di Mariell s'è compiuta ascoltando la voce dei
professori Aldo Bertini e Gian Carlo Sciolla che le hanno indicato la via della classicità ,
i suggerimenti di Piero Martina e Campagnoli; in ultimo di Sergio Albano, artista
che le figure d'un tempo tendeva a rendere in contesti attuali. Ecco quindi scorrere
di fronte a noi tutta una galleria di Ritratti desunti dal mondo antico - dalla
Rinascenza anche, che dall'antico si forma - sino a un bel Nudo evocante le immagini
misteriosamente inquiete di Tamara di Lempika.
Si tratta di una rivisitazione dell'immagine che risulta però campita su fondi striati
e azzurri, intesi con scenografica determinazione fra colate di minuscoli fogli
d'oro che il tempo ha accartocciato, di superfici color sangue sulle quali si disegnano
le ombre. Tre sono gli autori che Mariell predilige, ai quali "ruba" forme e sensazioni
al fine di restituircele secondo una nuova realtà .
Così dal mondo classico ecco apparire le Veneri dai panneggi ormai divenuti storici,
accanto alle anfore, intese nella loro femminilità sottolineata dalla presenza degli
ori che ne evidenziano i particolari anatomici. Scorrono i secoli ma idealmente
fra queste Veneri e il viso della Ninfa giacente del neoclassico Canova il passo
è breve, per cui la nostra pittrice riprende un particolare di questa scultura conferendo
al volto una più inquieta e nuova espressività . Gli altri due autori ai quali s'accosta
Mariell - non senza una naturale titubanza - sono Michelangelo Buonarroti e il Caravaggio,
il pittore sommo i cui resti non trovano pace neppure a distanza di secoli dopo
il miserevole abbandono sulla spiaggia di Porto Ercole.
Di Michelangelo la mostra considera in particolare la tensione dinamica delle figure
- illuminate dall'aureo splendore delle capigliature - le forme ingigantite che
sottolineano la solitaria lotta dell'umano sentire.
Ecco, quasi con foga, esposti gli Ignudi oppure il profeta dell'Antico Testamento
Elia che sfida i sacerdoti di Baal al fine di provare "quale fosse il vero Dio".
La raffigurazione delle opere - che prende avvio ad un disegno saldo, attento e
classicamente inteso - è vigorosa e le luci poste sui volti e sulle carni segnano
fratture contrapposte alle ombre, mentre il colore dei turbanti e delle fasce fra
i capelli non racchiudono "grazia" ma hanno la funzione di raccogliere i riccioli
sicchè lo sguardo, via, via si faccia più intenso.
Una pittura non facile da accettare a un primo incontro, quella esercitata attualmente
da Mariell, poichè il visitatore della mostra si troverà prepotentemente immerso
in una galleria di ritratti animati da sguardi e interrogativi. Con Caravaggio ecco
la superba immagine di Giuditta - l'eroina ebrea che seduce e uccide il comandante
dell'esercito che assedia Betulia - intesa nella folgorante bellezza di chi è convinto
di compiere una giusta azione. Ma anche Caterina d'Alessandria è una bella figura
della storia: in questo personaggio la pittrice annulla gli attributi della fede
per mutarlo in una meditata immagine femminile in atto di assistere allo scorrere
degli eventi con ferma superiorità .
Due opere con frutti, vimini intrecciati, nature morte, concludono la bella e convincente
rassegna di Mariell: in modo sapiente l'autore si sofferma sull'analisi di tutti
i particolari per tradurli - ingigantiti - succosi e piacevolmente veri. Ancora
una volta occorre rifarsi alla bellezza ideale che abbraccia uomini e cose, giungendo
a esaltare i sentimenti per cui l'intera mostra è da considerarsi quale omaggio
all'antico; un mondo che appartiene ormai a una storia che Mariell ha fatto propria
dopo averne lungamente osservato le immagini, dopo aver letto lo scorrere dell'esistere
e meditato sui volti che i maestri del passato hanno dipinto o modellato affinchè
l'umanità maggiormente "sapesse" cosa significano l'ingiustizia, la forza, la bellezza
interiore oppure il desiderio di riscatto.
Gian Giorgio Massara
Recensione di Donatella Taverna
La pittura di Mariell, su dimensioni tendenzialmente grandi, può sembrare, nelle
sue forme più intense, quasi mettere a disagio lo spettatore, non tanto per il carattere
iperrealistico dei soggetti ritratti, anche quando - nella maggior parte dei casi
- si tratta di citazioni da grandi artisti, quanto per un carattere di estrema attualità ,
di totale aderenza agli schemi culturali di questa alba di secolo.
Come tutti gli artisti, anche Mariell forse non è pienamente consapevole della profondità
del messaggio che trasmette.
Infatti, spiegando le proprie scelte, parla di un percorso di studio, di un approfondimento
tematico e tecnico sui grandi, particolarmente evidente in questa mostra, in cui
compaiono studi sulla scultura classica e neoclassica, dalla Venere di Milo a Canova,
studi su Michelangelo, particolarmente sulla Sistina, e nature morte e altri spunti
da Caravaggio.
Sicuramente, questa sequenza di studi e di esercitazioni, come si è accennato su
di una dimensione pressochè costante, ha conferito nel tempo una consa pevolezza
tecnica accresciuta, una volontà di resa più compiuta di volumi, ritmi e strutture,
a volte con l'aspetto quasi di un tema accademico.
Il disagio nasce però da una evidenza, che lo spettatore può fare subito propria,
del bisogno di riordino e riclassificazione di un fondamento da cui partire per
la ricostruzione di un mondo privato, una sorta di puzzle con cui ricoprire di certezze
il baratro e il magma che il Novecento ha celebrato come unica verità . Certo è ancora
privato, provvisorio ed estremamente fragile, ma è il "dopo", quello che cercano
di riedificare dalle macerie, ciascuno a suo modo, artisti, poeti, scrittori e apprendisti
profeti.
Donatella Taverna
Recensione di Giovanni Cordero
Cos'è che spinge Mariell nella sua personale avventura di conoscenza ad accordare
la sua anima con alcuni segni dell'arte classica? Dipinge sulla tela antiche statue:
mutilate dall'insulto del tempo e dalla stoltezza umana, ma la loro corporeità frammentata
e ferita, ancora sa restituirci quell'ideale di bellezza assoluta che è il fondamento
dei canoni estetici, modelli eterni di equilibrio, misura, euritmia, forza interiore,
eleganza; valori sempre più difficili da ritrovare nella società contemporanea.
Riprende dettagli di ritratti michelangioleschi e particolari di nature morte caravaggesche:
soggetti universalmente conosciuti perchè riprodotti in mille versioni e paradigmatici
della cultura classica. Ingranditi come un manifesto pubblicitario, descritti come
abitualmente i megaschermi televisivi propongono le icone consumistiche.
La pittrice come usasse una lente d'ingrandimento cerca frammenti di bellezza tramandatici dai
secoli o ancora nascosti nelle pieghe della natura e li assurge a simboli. Dichiara
subito e onestamente che non le interessa la copia dal vero: utilizza per la sua
arte riproduzioni fotografiche. Con un'analisi da entomologo, ne separa un dettaglio,
lo studia anatomicamente e lo ricompone sulla tela con nuovi rapporti con lo spazio.
In ultima analisi ne deriva che nella sua pittura i ritratti possiedono un'aristocratica
melanconia, i fiori appaiono composti come nuove "vanitas" maestose e solenni, le
sculture scevre da ogni seduzione erotica, sono un momento di ascolto nostalgico
delle voci del passato. Su tutte le opere vibra il gioco prezioso e la luce fosforescente
della patina d'oro, forse metafora della presenza del divino in tutte le cose.
L'artista con la sua ricerca sancisce l'attualità della tradizione figurativa proposta
non come esperienza storica, definita e conclusa, ma piuttosto come terreno di riflessione
su un avvenire con prospettive senza dubbio incerte e difficili, ma tutt'altro che
"scontate". E' un invito ad ampliare i nostri orizzonti a guardare il mondo da altre
visuali, affinchè ognuno di noi sia nelle condizioni di reinventarsi continuamente,
in un processo infinito di espansione.
Giovanni Cordero
Uno sguardo al passato
E' stata inaugurata venerdଠ17 dicembre presso la Galerie Unique di Corso Vittorio
Emanuele II 36 la mostra personale dal titolo "Temperamento classico" Maria Grazia
Chirone Guglielminetti alias Mariell; rimasta aperta al pubblico fino allo scorso
7 gennaio.
Mariell Chirone Guglielminetti nasce, vive e lavora a Torino: ex insegnante di educazione
artistica, dopo aver frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Torino è oggi pittrice
per passione, e la sua arte si ispira a quegli artisti ed a quelle opere che oltre
ad aver rappresentato il bello ideale nelle proprie epoche che mi piacciono personalmente,
come dichiara all'inaugurazione.
Curata da Sabrina Sottile, la mostra è infatti un percorso interpretativo personalissimo
e frutto di ampi ed approfonditi studi pregressi, percorso che parte dalla grecità
(della quale si rievoca l'idea per cui il bello ed il buono sono il fine ultimo
della ricerca filosofica e artistica) ed approda agli ultimi due secoli passando
per gli artisti rinascimentali.
Si tratta di una quindicina di oli su tela ispirati come detto a grandi soggetti
del passato: il mondo greco è rappresentato dalla Afrodite di Milo, ma anche dal
torso di Michelangelo. Il Rinascimento è particolarmente caro all'artista, che riproduce
in molte tele Botticelli con la sua Venere viva e cromatica, Cranach e le sue figure
più fredde ed eteree, ma soprattutto Michelangelo, con la tensione dinamica delle
sue figure e le forme ingigantite a dismisura nelle proporzioni, nonchè il Caravaggio
con il suo materialismo, del quale l'artista ha riprodotto ad esempio un particolare
del Fanciullo con cesto di frutta ed un altro della Cena in Emmaus. Adornano così
le sale le anatomie adrogine e allo stesso tempo virili di Michelangelo (gli Ignudi
su tutti), i soggetti reinterpretati del Caravaggio, ma anche la grazia delle statue
di Canova convertita in pittura, le teste senza viso di De Chirico, le donne stilizzate
di Modigliani e quelle altrettanto particolari di Lempika con la sua Tamara (due
tele).
Solo la tela Fisicità è stata realizzata (tecnica spatolare) senza che l'artista
si ispirasse ad altre opere. Colori potenti, grandi dimensioni, tratti marcati:
la pittura di Guglielminetti, che è anche scultrice, è caratterizzata da tutto questo.
Quella presso Unique non è la sua prima personale, ma l'artista ci confessa che
con questa mostra spera di aver rappresentato il pensiero, condiviso, di Luca Pignatelli,
secondo il quale "Oggi il bello è un'utopia indispensabile". La performance musicale
che ha accompagnato l'inaugurazione è stata eseguita da Marta Tortia, violinista
presso il Conservatorio di Torino.
Samuele Sicchio
Recensione di Giuseppe Campra
L'ETICA E L'ESTETICA sono un tutt'uno per Mariell.
L'uomo è stato creato simile a Dio e scusate se è poco. Anche la natura è dono di Dio.
Ecco l'artista, come in un'antologia storica visiva, ci ripropone - ma attenzione, rivisitate da Lei - le immagini
dei grandi pittori del passato.
Non è un'azione superficiale di copiatura, è invece un avvicinarsi, modernizzarsi ed adempiere quello che Dio ci ha
sublimemente concesso: la libertà di accettare o contestare il dono della Creatività .
Si può partire o dalla creazione di Dio o da quello che gli uomini hanno successivamente espresso.
Non è l'esteriorità del grafismo a esprimere l'uomo; la sua parte più interiore deve materializzarsi nel contorno,
nei colori, nell'armonia.
In breve nell'espressione inimitabile dell'Esistente come artista e come creatura deve ritornare nel sentiero della
creatività voluta e donata, come massima libertà umana, da Dio. Tutto questo ho avvertito guardando le opere e
successivamente dialogando con l'artista Maria Grazia Chirone Guglielminetti.
Giuseppe Campra
Recensione di Pietro Panacci
Anche le tele dedicate ai fiori, caratterizzate da colori carichi di luce, emanano una forza che irrompe senza
scardinare gli equilibri stilistici e formali delle composizioni. Mariell è capace, attraverso una pennellata decisa
ma ben calibrata, di rapportarsi ai suoi soggetti in modo intimo, cogliendone la capacità comunicativa e la valenza
intrinseca, sapientemente rielaborata e trasposta nei lavori in maniera del tutto personale, profonda, quasi
spirituale.
Le opere in mostra sintetizzano il modo di "fare pittura" della Guglielminetti, caratterizzato
dall'importanza data al valore della luce, all'equilibrio, e alla sintesi formale; aspetti questi, fondametali per
un'artista che intenda dare voce al proprio modo di intendere, vedere e sentire l'Arte.
Pietro Panacci
Recensione di Carlo Bono
L'evoluzione delle forme creative d'arte figurativa, evidenziabile in una panoramica delle opere di un pittore che ne documentino le varie fasi di crescita e di maturazione, può fornire la chiave di "lettura" della sua personalità , del suo modo di vedere e di sentire la realtà degli oggetti ispirativi trattati e, soprattutto per misurarne la capacità di rappresentarli e di proporli all'attenzione degli altri. L'intera produzione artistica di MARIELL (al secolo. Maria Grazia Chirone Guglielminetti) ha avuto, nel tempo, uno straordinario sviluppo a partire dai lontani primi esordi in pubblico nelle mostre collettive di Torino, Varigotti e di Finale Ligure fino alla recentissima personale, intitolata "Analogie", inaugurata il 7 febbraio 2008 presso la Galleria d'Arte Bottisio di Torino. Prima ancora di tale data, la partecipazione a mostre era proseguita, pure recentemente, con esposizione di alcuni quadri presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino.
Mariell è una pittrice di formazione "classica". All'impronta accademica sono legate in particolare le sue prime esperienze d'arte figurativa,via via metabolizzate nei successivi percorsi dai quali emerge l'impronta personale dell'Artista che conosciamo.E' nata a Torino dove lavora e dove per molti anni ha insegnato Educazione Artistica in scuole statali. Già allieva del Maestro Pontecorvo, ha frequentato la facoltà di Lettere con indirizzo artistico e l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino presso la quale si è iscritta nuovamente con i Prof.ri Galbusera e Villa per un periodico aggiornamento con adesione ai nuovi orientamenti di scuola moderna.
Richiamato quanto sottolineato in premessa circa l'importanza di seguire il percorso di sviluppo creativo attraverso le opere di un artista al fine di un appropriato giudizio critico in grado di focalizzarne il valore, non sfugge, nell'arte di Mariell, la peculiarità di un carattere "inquieto"che si manifesta nella metamorfosi espressiva proprio di una personalità complessa e ad un tempo trasparente, impegnata nella ricerca e nella sperimentazione di sempre nuove tecniche e di nuovi temi d'ispirazione. Non sfugge soprattutto, la capacità di tradurre in linguaggio, immediatamente accessibile, le sfaccettature del rapporto emotivo con la realtà rappresentata, che è specchio del sentimento interiore che agita la sua pittura. In tale ottica, nella già vasta panoramica delle opere di Mariell, è possibile cogliere gli aspetti di un temperamento fermo e costante che ama approfondire i temi affrontati con gesto sicuro, in grado di trasmettere le emozioni e le suggestioni della visione personalissima dei soggetti studiati, anche al di fuori dal proprio ambito d'ispirazione. Mariell lavora in silenzio, lontano dalle seduzioni del consenso pubblico che non è l'obiettivo dell'impegno profuso in ogni sua opera. Lei stessa ama definirsi "pittrice per passione", dipinge per se, per rispondere ad un impulso interiore di conoscenza e di ricerca vissuta come "avventura", come proiezione verso la "scoperta" dell'essenza delle cose e come mezzo di autorealizzazione attraverso la trasposizione, sulla tela, del proprio modo di interpretare e di modellare forme e colori secondo una visione acutamente analitica dei soggetti trattati.
Nel mondo d'ispirazione che caratterizza la produzione artistica della Pittrice, l'evoluzione è stata "travolgente". Si possono distinguere essenzialmente due periodi. Nella prima fase di attività , lo studio e la sensibilità dell'artista trovano libera espressione su un tema predominante che, nel caso in esame, assume carattere spiccatamente "specialistico": è il tema floreale, ancor oggi non del tutto abbandonato, pur nella rivoluzionata concezione compositiva del secondo periodo che merita trattazione a parte.
Il tema floreale è affrontato con puntigliosa attenzione e grande sensibilità . Si tratta di composizioni, articolate e complesse, eseguite a tutto campo, con elaborati intrecci variopinti, oppure concentrate sul singolo fiore, vero protagonista, chiamato a dominare, a sua volta, la tela con la leggerezza dei colori e l'eleganza del suo portamento sottolineato, in taluni casi,dalla semplice raffigurazione stilizzata. Delicati acquarelli alternati ad intense vibrazioni cromatiche; composizioni, ora fiammeggianti, ora venate di sottile poesia, capaci di suscitare antiche e nuove suggestioni, si impongono come riproposizione di un nuovo modo di sentire il rapporto tra arte e natura. Pennellate sapienti di un'artista, mai paga di comodi approdi "di maniera", ma sempre proiettata verso quell'impegno costante di ricerca, prima sottolineato, che si traduce nella riconosciuta compiutezza espressiva presente in ogni sua opera.
Nel secondo periodo, del quale una significativa panoramica è stata presentata nella ricordata mostra presso la Galleria Bottisio, completamente diversi sono i temi trattati, diversa la tecnica e la materia pittorica ma, soprattutto, rivoluzionato appare l'atteggiamento interpretativo verso i nuovi soggetti .Si tratta di modificazioni profonde che dimostrano l'estrema vitalità dell'Artista.
Le opere esposte propongono, in primo piano, il tema del nudo femminile. Qui domina non tanto il colore quanto la forma che è volutamente limitata al tronco e, parzialmente alle gambe, con assenza delle braccia appena accennate fino all'altezza dell'omero. Chiara interpretazione della figura umana vista in funzione del valore e del significato plastico dei suoi volumi . Sono rappresentazioni, su grandi tele, di figure femminili che sarebbe più appropriato definire "sculture statuarie" per il carattere di evidente richiamo classicheggiante ai reperti marmorei dell'arte ellenistica. In queste raffigurazioni la maturità dell'Artista raggiunge approdi impensabili rispetto ai primordi delle sue prime apparizioni in pubblico. La mostra lascia sorpresi tutti coloro che di Mariell avevano una conoscenza limitata ai suoi primi anni di attività . Ci si trova di fronte, non solo ad una nuova concezione pittorica, ma - sorpresa! - al cospetto di una nuova diversa straordinaria pittrice. La ragione della stupore che coglie quasi impreparato il visitatore, è da ricercarsi nella mancanza di una "gradualità antologica" che solitamente, attraverso mostre successive, consente di misurare nel tempo la crescita e l'evoluzione creativa di un artista.
A tal proposito vale ribadire il carattere schivo di Mariell che ama lavorare nella solitudine del suo studio, lontano dai "clamori" delle mostre, sempre rare, alle quali si affaccia, spinta dalle insistenze di chi le è vicino,più che dal desiderio di apparire.
Le opere presentate traducono, con indubbia perizia, il nuovo filone d'ispirazione: opere realizzate con ampio gesto, sicuro e convinto, su estese superfici dove le pitture, specie nei colori in materiale acrilico plasmato con la tecnica a spatola, assumono, nell'aspetto tridimensionale, particolare efficacia espressiva. Le raffigurazioni "scultoree" si snodano con coerenza tematica lungo il percorso della mostra che riproponeva l'altro, anche il "vecchio" tema floreale, visto però,questa volta nella nuova concezione di forma, dove l'accostamento con la figura femminile ne fa scoprire una certa sottile "analogia" (donde il titolo della mostra).
Grandi rose,a tinte neutre, aprono corposi petali "lapidei", nel rispetto originario del fiore, modellati seguendo le sinuosità naturali proprio per accentuarne il valore plastico. E' questa una delle caratteristiche dominanti della vena creativa peculiare delle opere più recenti, ma non solo. Ciò che colpisce è la potenza e la grandiosità delle composizioni, la magia della luce che incide sulle forme, 1'uso sapiente dei toni timbrici chiaroscurali delle tinte che le avvolgono come epidermide nel contrasto scuro degli sfondi. Ne risulta l'esaltazione del rilievo plastico di queste composizioni dove alla dimensione geometrica delle tele, indice di grande sicurezza, fa riscontro l'indubbio spessore creativo dell'Artista: non approdo d'arrivo, ma trampolino verso nuovi traguardi.
Da annotare infine la presenza, in un angolo della sala espositiva, di una cospicua raccolta sfogliabile di acquarelli, notevoli per freschezza di colori, propria della tecnica classica, raffiguranti nature morte e varie altre composizioni, poste lì, quasi per far ricordare lo stile di prima maniera di una pittrice impegnata in un dinamismo creativo, destinato certamente a... "lasciare il segno"!
Architetto Carlo Bono
Un pò di Cina a Varigotti
Giorgio Calcagno giornalista della Stampa e già Direttore di "Tutto Libri" presente
a Varigotti all'inaugurazione della mostra "Riviera in Fiore"; da Varigotti a
Hong Kong, allestita dal 23 al 30 luglio nella sala Sant'Antonio ha scritto per
"Incontro" questo articolo. Lo ringrazio vivamente.
Un gesuita che torna dalla Cina, dopo 25 anni di missione, dove trova la possibilità
di riposare? A Varigotti naturalmente! Ci riscopre alcuni colori del suo mare lontano,
che ha ispirato tanta della sua meditazione, nelle pause di un lavoro durissimo,
fra i poveri di Hong Kong.
E il silenzio, di cui ha più bisogno, prima di reimmergersi nei rumori di laggiù.
Il gesuita è padre Pierfilippo Guglielminetti, salde origini piemontesi, filosofo,
teologo, uno fra i pochissimi che si siano impadroniti della lingua cinese (la maggior
parte dei suoi confratelli sono dovuti tornare indietro); e anche, per vari anni,
prete, operaio, facchino nelle più derelitte comunità della sua nuova patria. Ma
il gesuita non è solo.
Viene da una grande famiglia, dove alligna il germe dell'arte, riemergente nelle
generazioni. Amalia Guglielminetti, la scrittrice legata a Gozzano, era cugina di
suo padre. Eugenio Guglielminetti, pittore e scultore, uno fra i maggiori scenografi
italiani, e cugino suo. Lui stesso è autore di versi, canti e poesie dalla Cina,
raccolte nel volume "Mistero d'Amore", edito lo scorso anno dalla San Paolo. Sua
sorella, Paola Guglielminetti Tibaldi, è una nota pittrice. E dipinge la moglie
di suo fratello, Mariella Chirone. Far ritrovare tutti insieme questi personaggi
non è facile; ma a Varigotti si può.
Giorgio Calcagno
Temperamento classico
Mariell Chirone Guglielminetti, già docente di Educazione Artistica e allieva del maestro Pontecorvo,
nonchè dell'accademia di belle arti, da qualche tempo si presenta al pubblico nella veste di pittrice figurativa.
Con questa personale dal titolo "temperamento classico" l'artista torinese presenta una serie di tele nell'intento di celebrare l'ideale della bellezza classica. Sono tutti oli su tela di grandi dimensioni; gigantografie di teste o particolari scultorei e pittorici di opere d'arte famose appartenenti al periodo classico, neoclassico e rinascimentale.
Ispirandosi a Canova, Michelangelo, Caravaggio, l'artista ha elaborato con forte personalità pittorica una serie di quadri di assoluto fascino e realismo figurativo. Lo studio meticoloso dell'anatomia artistica delle opere dei grandi del passato, l'amore per il dettaglio e l'uso di una tecnica non del tutto esule dagli insegnamenti accademici, hanno permesso all'artista di accrescere nel tempo le sue capacità elaborative.
Le opere di Mariell Chirone Guglielminetti non sono solo appagamento estetico, ma vere e proprie riflessioni filosofiche sul mondo dell'arte, nell'intento di denunciare la pochezza dell'era tecnologica. Le sue teste dallo sguardo intenso ed enigmatico sembrano guardare altrove; esse rifiutano una realtà per la quale il significato tradizionale di bellezza assoluta ha lasciato il passo ad altri elaborati artistici, dai contenuti sicuramente profondi, ma non accessibili a tutti.
In un mondo sempre più confuso e privo di valori, in cui il concetto di arte è stato stravolto dall'imperante volontà di imporsi a tutti i costi, stupire e a volte scioccare, nella costante assenza di valori e sentimenti reali, emerge l'arte immediata ma non per questo meno preziosa di Mariell Chirone Guglielminetti.
In un mondo in cui il concetto di arte è stato stravolto dall'imperante volontà degli artisti concettuali di comunicare, stupire e a volte scioccare attraverso l'elaborazione di opere che sempre più spesso sembrano allontanarsi dal concetto tradizionale di estetica, si impone l'arte di Mariell Chirone Guglielminetti. I lavori presentati in questa suggestiva personale sono gigantografie di particolari anatomici appartenenti a famose opere d'arte classiche e neoclassiche. Ispirandosi a Canova, Michelangelo, Caravaggio e ad altri artisti del passato, l'artista ha elaborato una serie di oli su tela (una ventina) di assoluto fascino e realismo pittorico; con l'intento di interpretare in chiave contemporanea quell'ideale di bellezza estetica comunemente riconosciuto e agognato.
Sabrina Sottile
Opere di Mariell Chirone Guglielminetti
Mariell lavora su tipi consolidati, fiori e volti soprattutto ma anche nudi, sempre resi in modo vigoroso, a tratti scultoreo. I suoi oli su tela sono tanto debitori alla grande storia - in particolare italiana - tanto proiettati nel solco tracciato da intraprendenti americani contemporanei.
La sua sfida allora è rilanciare il genere in questi anni difficili perchè soprattutto la pittura scava, circoscrive, trova valori profondi. Nella sua arte c'è passato, presente e futuro e sulle ceneri del post-moderno vuol ridare alla pittura la centralità un tempo occupata nel sistema sociale e culturale.
Fabio Bianchi